Linuccio nel pozzo

A ridosso del muraglione del convento, nel mezzo del crocicchio di strade per il cimitero, vi era un pozzo in disuso, dove si buttava di tutto, anche prosciutti andati a male che galleggiando sul fondo emanavano miasmi insopportabili. Un giorno quel pozzo divenne meta di un frenetico via vai.

A noi ragazzi piaceva quell´area spaziosa dove, in mezzo a una fratta, avevamo costruito una "capanna" di rovi. Eravamo intenti a giocare a "gatta a nascondere", quando Peppe sentì un fragoroso tonfo provenire dal pozzo. Avendo già stanati gli altri dai nascondigli e rimanendo nascosto solo il fratello, il ragazzo ebbe un presentimento. Cominciò a supplicare ad alta voce: "Esci, Linuccio, ti scongiuro. Esci  fuori". Di qua, di là: inutilmente. Sicchè all’improvviso si mise a correre e a gridare come un ossesso: "Linuccio è caduto nel pozzo, Linuccio è caduto nel pozzo".

Sbalorditi dalle sue urla isteriche, noi a chiedergli se davvero l´avesse visto cadere nel pozzo, e lui a urlare che aveva sentito un gran tonfo. Allora demmo l´allarme tutti, attirando l´attenzione degli adulti che dal paese arrivarono numerosi, qualcuno munito di grappa, magari immaginando di ripescare Linuccio con quegli uncini.

Mentre si accalcavano intorno al pozzo, io non resistetti all’emozione e feci ritorno in paese in lacrime. Davanti alla casa dello sfortunato ragazzo, ebbi una visione. Intento a divorare una gran fetta di pane abbrustolito con olio e sale, Linucciò era lì.

Assalito dalla fame, aveva deciso di tornarsene a casa a fare merenda, senza avvertire nessuno, tantomeno suo fratello che, all’udire il gran tonfo, aveva pensato a una disgrazia  e non all´ennesimo contadino che si sbarazzava dell´ennesimo prosciutto andato a male.

Il figlio del fornaio

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15 commenti su “Linuccio nel pozzo

  1. bucciadimela il said:

    Molto piaciuto, questo racconto. Una piccola storia di campagna, narrata nel semplice tono dei filò.

    Tornerò a trovarti.

  2. anonimo il said:

    Provo a tradurre per quelli come me. Filo sarebbero fattarelli attorno al fuoco…

    Torese curioso

  3. bucciadimela il said:

    Attorno al fuoco o addirittura nella stalla, dove era più calda che in casa. Chiacchiere e racconti serali, con tutta la famiglia riunita.

    Almeno, al nord si dice così; non so in Molise.

  4. anonimo il said:

    Molto bello.

    Mi ha ricordato un episodio capitato ad un caro amico torese. Te lo racconto. Avevano da poco iniziato i lavori per la costruzione del nuovo asilo infantile e le fondazioni erano piene di acqua. Ben presto noi adolescenti le trasformammo in una bella e comoda piscina ed ogni giorno, incuranti delle minacce dei genitori o dei parenti, andavamo a farci il bagno. Un giorno la zia del mio caro amico , stanca di vedere eluse le sue raccomandazioni, venne a riprenderlo e lo riporto` a casa nudo su una cariola.

    Eravamo in tanti e forse c`eri anche tu

  5. GiMascia il said:

    Complimenti al “figlio del fornaio”. Non ho vissuto l’episodio specifico, ma condiviso l’amicizia con i protagonisti del racconto e gravitato anch’io all’ombra del muraglione e del convento.

    Aspetto di leggere nuovi episodi della saga.

    Giovanni

  6. GiMascia il said:

    Per bucciadimela:

    In Molise non esiste la parola filò, né era la stalla il luogo deputato per le chiacchiere e i racconti serali. Si “rasceniava”, si chiacchierava, si raccontavano storielle e “fatterelli” immancabilmente davanti al camino più o meno fumoso della più o meno ampia cucina, che con la camera da letto esauriva la casa tipica di una volta.

    Cordialmente

    Giovanni

    PS

    Chiedo scusa al Paesanino, se mi sono concesso maggior spazio del dovuto.

  7. Hyeronimus il said:

    Racconto pieno di tensione emotiva che si stempera nel lieto fine in cui speravo leggendo.

    Ancora una volta la miniatura è bellissima e arricchisce il testo con la sua presenza estetica.

    Buon w.e.

  8. anonimo il said:

    Racconto suggestivo e divertente. Cos’è la grappa ? E’ mai possibile che capitino tutte al figlio del fornaio ?

    Ersily

  9. Paesanino il said:

    La grappa (non conosco il nome italiano: qualcuno mi può aiutare?) è un attrezzo metallico, formato da una serie di uncini, che legato a una corda era utilizzato nei tempi andati per ripescare secchi (o anche altri oggetti) caduti in fondo al pozzo.

    Allego un disegno alla buona e saluto


  10. anonimo il said:

    Sono un torese e vorrei fare una domanda al figlio del fornaio: ma tutti i fatti che racconti sono successi davvero a Toro? Grazie

  11. anonimo il said:

    Tutti i miei racconti, che gentilmente il Paesanino ha voluto “accogliere” nel suo bel blog, sono autobiografici e si sono svolti prevalentemente a Toro.

    il figlio del fornaio

  12. GiMascia il said:

    Ecco una foto della “Grappa”, come viene chiamata a Toro. L’etimologia è evidente, dal verbo “aggrappare”, prendere con un uncino, afferrare.

    In alcuni paesi del Molise (Bonefro e Casacalenda, per esempio) è chiamata “Lopa”; così in Abruzzo. In Basilicata “dopa”. A Milano “rampunéra”. E con altri nomi altrove.

    L’equivalente italiano potrebbe essere “Graffio”, con la variante “raffio”.

    Saluti

    Giovanni

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