Al pozzo

Ne mme facéve 'na vébbeta schiette, / 'na vébbete cuscì da quarant'anne


Si’ bbelle, bbella mé, cumme si bbelle.
Si’ l’acqua riccia ricce dent’a tine,
adò ze specchie u cile, ‘a lune, i stelle,
adò ze pose a vocca curalline.
Ne mme facéve ‘na vébbeta schiette,
‘na vébbete cuscì da quarant’anne:
da quanne jève ancore pisciallitte
e m’appennéve mpacce i ménne mamme.

AL POZZO. Sei bella, bella mia, come sei bella. / Sei l’acqua riccia riccia nella tina, / dove si specchiano il cielo, la luna, le stelle, / dove si posa la bocca corallina. / Non mi facevo una bevuta schietta, / una bevuta così da quarant’anni: / da quando ero ancora un "piscia a letto", / e mi attaccava al seno mamma.

 

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14 commenti su “Al pozzo

  1. Hyeronimus il said:

    Poesia di corteggiamento e d’amore, fatta di parole e immagini poetiche esplicite e schiette.

    Bella come nu babbà.

    Un abbraccio.

  2. Torrisi il said:

    Paisà,

    benciarl (non si sente più da tempo, ma resta un esperto di poesia e di dialetti) disse dei tuoi versi dialettali che suonano come un violino bene accordato.

    Leggendo “Al pozzo” mi è tornato in mente

    buon w.e.

    Luca

  3. Anchise1 il said:

    AL POZZO CON LA “TINA”

    ” Munite di “spara e tina” andavano le donne ad attingere l’acqua dai vari pozzi del paese : pozzo a monte, fontana a valle , neviera. Se la ritualistica degli sguardi d’amore nelle giornate di festa avveniva davanti alla chiesa, sfacciatamente, per tutto l’anno si rinnovava sulla strada che portava al pozzo. Questo era il quotidiano impegno delle ragazze che andavano a prendere l’acqua. “Alzati presto e non farti precedere dalle altre” dicevano le mamme alle figlie, specialmente nei mesi estivi, quando la siccita’ impoveriva i pozzi e non si riusciva ad attingere acqua pulita. Acqua melmosa veniva fuori da quelle poveri sorgenti, ma nessuno la voleva; toccava a chi attingeva per ultimo. allora liti furibonde si accendevano ai bordi delle fonti ove ognuna affermava i suoi diritti di precedenza. “Andare per acqua” era, pero’, anche momento di gioia. Il pozzo si trovava lontano, ma la distanza non spaventava quelle giovani fanciulle: una volta, due volte, tre volte travasavano l’acqua della tina al recipiente piu’ grande e via di nuovo ad attingere.

    Il pozzo era il punto di incontro con le amiche, ma non solo con loro. Lui era li’, all’angolo della strada.

    La ragazza sentiva lo sguardo su di se’ ma passava diritto, con indifferenza, senza voltarsi; scambiarsi un saluto o poche parole nemmeno a pensarci. Quel giovanotto, probabilmente, non era l’uomo dei suoi sogni e, sicuramente, non sarebbe divenuto l’uomo della sua vita, ma la presenza riempiva di felicita’ il cuore della ragazza. Allora quando il contenitore o i barili dell’acqua tenuti in casa stavano per essere riempiti e la festa mattutina dell’amore volgeva alla fine, la ragazza tendeva ad allungare il tempo e il rituale: a meta’ strada, quando nessuno la vedeva, riversava per terra il contenuto della tina e via di nuovo ad attingere nuova acqua e nuovi sguardi d’amore per cui sognare e non inaridire.

  4. ilvecchiodellamontagna il said:

    Bella. Mi chiedo se gira costì qualche incisione di canti popolari. Qui è stato fatto uno straordinario CD di canti toscani dell’inizio 900, bellissimi. Manteniamo vivo il ricordo!

  5. GiMascia il said:

    Sì, qualcosa si fa anche da noi: penso in particolare all’opera meritoria del gruppo musicale “Il tratturo”.

    “Il tratturo”, animato sempre da Mauro Gioielli, scrittore, ricercatore, e cantante, nel passato ha potuto contare anche su Piero Ricci, che ha tenuto concerti ovunque, anche alla Scala, con il suo strumento iperpopolare: la zampogna.

    Saluti

    Giovanni

  6. anonimo il said:

    I pozzi prima e le fontane poi, sono stati, nel passato, luoghi di appuntamenti amorosi. Lunghe ore di appostamenti per poter scambiare, a volte, solo uno sguardo furtivo. Con la disponibilità di acqua potabile nelle case venne a mancare, negli anni sessanta, questo rito antico. Rimase però una grande nostalgia e non vi fu gruppo folkloristico che non avesse nel repertorio canzoni o balli rievocativi. La poesia del paesanino mi ha fatto ricordare il via vai di donne in via Pozzillo che si recavano al ” Pozzo a monte “. Forse una di loro era la sua “bella”.

    Complimenti e saluti paesanino

    Peppe

  7. anonimo il said:

    Un corteggiamento, questo, che sembra andare proprio a buon fine, Paesanino!

    Trovo poi deliziosa la similitudine tra lo sguardo dell’amata e quell’acqua riccia riccia, dove si specchia il cielo, con la luna e le stelle.

    Buona domenica a te, Paesanino e a tutti gli amici del blog.

    Un abbraccIo

    Incanto lirico

  8. Gliorti il said:

    questi versi, ma soprattutto il commento di Anchise m’hanno fatto tornare in mente un ricordo di bimbetta…l’acqua oramai era in tutte le case….ma le ragazze del paese, scendevano verso la periferia, alle prime fattorie, all’ora del vespro, con i bottiglioni per il latte….e io, che abitavo poco prima della stalla, notavo incuriosita la moltitudine di giovanotti che scendeva prima, e lungo la discesa, aspettavano la morosa o la ragazza da corteggiare…le accompagnavano sino alla stalla, e poi risalivano con loro fino al punto in cui non venivano visti dai parenti delle giovinette….quanti amori, quanti sogni, quanti batticuori distrutti dal latte a lunga conservazione…..

  9. Anchise1 il said:

    …quanti amori, quanti sogni, quanti batticuori distrutti dal latte a lunga conservazione….. scrive la cara Gliorti, facendomi ridere.

    Non rido, pensando agli attuali luoghi di aggregazione, aperti 24 su 24, anche di domenica:gli ipermercati. Che squallore!

    Mi dica chi si è innammorato lì.

    Saluto gli Amici.

  10. anonimo il said:

    Poveri supermercati

    offesi ed umiliati.

    Dice Anchise: – Dica chi

    s’è innamorato lì!

    Ma che discorsi, amici.

    Supermercato o Standa,

    il buon Memo Remigi

    da quarant’anni canta:

    “Sapessi com’è strano

    innamorarsi a Milano”.

    Ed io col cuore in mano:

    – Sapessi com’è strano

    sentirsi innamorato

    in un supermercato.

    Un tempo c’era la tina

    oggi c’è il carrello

    per dar la sbirciatina

    alla bella o al tuo bello.

    Perché a me è capitato

    che mi sono innamorato

    non al fiume né alle fonti

    né tra i fiori del giardino

    né tra i boschi là sui monti

    dove il cielo è più turchino…

    Io mi sono innamorato

    in un supermercato.

    – Ha la tessera signore?

    E m’ha fregato l’amore.

    L’amore m’ha fregato

    in un supermercato.

    Certo che la mia bella

    non è una pastorella

    né la pacchiana vestita a festa

    con la tina sulla testa.

    In questa primavera

    mi sono innamorato

    di una florida cassiera

    di un supermercato.

    L’Altropoeta

  11. alidivetro il said:

    Ah l’amor, che importa dove, come,quando,

    purchè sia limpido.

    Ad maiora

    Patty

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