San Pasquale, vilipeso e sfrattato

San Pasquale Baylon - Chiesa Ss.mo Salvatore Toro, Ignoto - Secolo XIII, Olio su tela montata su tavola (diam. cm. 66)

Negli anni Quaranta ci fu l’ennesima ristrutturazione del convento. Si rifece il tetto e la facciata fu caratterizzata con pietra bianca locale e un grande rosone.

Per riconsacrare la chiesa, era necessario ripulirla dalle incrostazioni e dalla polvere. Per questo si fece ricorso alle araldine che, nonostante la clausura, poterono accedere liberamente nei locali del convento.

Con lunghe scale si arrampicavano sui muri, spolverando minuziosamente i fregi, gli stemmi e i grandi angeli di gesso, posti alla sommità degli altari barocchi. A una a una ripulirono anche le nicchie dei santi, dopo aver rimosso e allineato le statue nel chiostro.

Il lavoro era ormai completato, s’era fatto buio. Restava solo da prelevare l’ultima statua, San Pasquale Baylon, e ricollocarla nella sua nicchia. Ma le ragazze erano sfinite.

Fu allora che venne in loro aiuto Fasciano, un uomo pratico e risoluto. Accortosi che San Pasquale era pieno di sporcizia, attinse un secchio d’acqua dal pozzo del chiostro, lo riversò con forza sulla statua, e in presenza delle pie ragazze esclamò a gran voce:
"Te’, San Pasqua’, lavate pure tu i cugliune!?".

Le ragazze dapprima rimasero sconvolte per quella bestialità, ma poi scoppiarono in una fragorosa risata, ringraziando il buon uomo per l’aiuto dato loro.

Passò circa un decennio e un nuovo padre guardiano diede il via a nuovi lavori. Tra l’altro fu rifatto il pavimento in cemento, dopo la rimozione degli scheletri giacenti sotto il vecchio pavimento in cotto.

Questa volta San Pasquale ebbe minor fortuna. Forse perché la statua era veramente malridotta, forse perché la devozione per il santo scemava, una bella mattina il padre guardiano, se la caricò in spalla e la infilò nella sua Fiat 1100 familiare.

Pensava di aver fatto quella operazione da solo e in gran segreto, ma si sbagliava, perché una bizzoca aveva spiato le sue mosse. La malalingua insinuò il dubbio in paese che il padre guardiano fosse andato a vendersi la statua di San Pasquale a Campobasso.

Messo al corrente della pesante insinuazione, l’irascibile padre guardiano, che in città c’era andato sì, ma per depositare la statua al convento di San Giovanni dei Gelsi, dove erano già stati depositati a centinaia anche i vecchi libri della gloriosa biblioteca del convento di Toro, ebbe a dare sfogo a tutto il suo risentimento. Durante un’omelia, prima rassicurò i fedeli che la statua di San Pasquale non era stata venduta, ma aveva solo cambiato convento, poi si permise la degna conclusione:
"Ma pu’ ‘ssa fémmene n’zi petéve fa’ i cazze su!?".

il figlio del fornaio

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17 commenti su “San Pasquale, vilipeso e sfrattato

  1. Paesanino il said:

    Il racconto è per ricordare che siamo alla vigilia della festa di san Pasquale Baylon, che ricorre il 17 maggio.

  2. bucciadimela il said:

    La scena delle ragazze (novizie, forse?) che si arrampicano per pulire tutto con cura e devozione salta agli occhi. Bellissima, come una favola d’altri tempi.

    E simpatica l’uscita finale del padre guardiano: pane al pane, vivaddio! Avrà sorriso anche san Pasquale.

  3. figliodifornaio il said:

    Ringrazio il Paesanino per l’ospitalità ma anche per avermi ricordato, con il bellissimo tondo di S.Pasquale presente nella Parrocchiale di Toro, che il teologo dell’eucarestia in paese è rimasto comunque.

    A Bucciadimela, che saluto, ricordo che le araldine erano le ragazze che si richiamavano all’ ideale francescano, del Terz’ Ordine Francescano. La prima araldina è stata S.Rosa.

  4. GiMascia il said:

    Per dare a Cesare quello che gli spetta, preciso che il settecentesco tondo torese, riprodotto dal Paesanino, è tratto dalla pubblicazione, La chiesa del Santissimo Salvatore a Toro, Lampo, Campobasso 1997.

    La foto di Luigi Grandillo fu gentilmente messa a disposizione da Dante Gentile Lorusso, che aveva curato il restauro della tela.

    Cordiali saluti

    Giovanni

  5. lavelle il said:

    Vi ringrazio per i racconti che ci donate,tutti molto simpatici, come questo su San Pasquale.

    A proposito, auguri a tutti i Pasquale!

  6. anonimo il said:

    Il tuo racconto è molto divertente, ma visto che tu sai tante cose, dimmi, non c’era spazio sufficiente nel convento di Toro per San Pasquale ed i libri della biblioteca ?

    Un caro saluto

    Peppe

  7. AbigailGilmore il said:

    Il padre guardiano era Padre Ireneo, vero???Che belle le tue storie, figlio del fornaio!un abbraccio, Abigail

  8. PortamiVia il said:

    Sempre divertenti questi racconti antichi e paesani!

    Torno con piacere e vado via col cuore sollazzoso :)))

    Un salutone.

    Anna 🙂

  9. anonimo il said:

    Associandomi a quanto richiesto da Peppe, vorrei cortesemente chiedere al figlio del fornaio se effettivamente c’era una bilblioteca nel nostro convento e perchè si è ritenuto opportuno trasferirla altrove.

    P. Tucci

  10. figliodifornaio il said:

    A quanti si chiamano Pasquale o Pasqualina, auguro per domani un buon onomastico.

    – Peppe mi chiede, ironicamente, se il trasferimento della statua e dei libri dalla bilbioteca del convento di Toro a quella di San Giovanni dei Gelsi è stato determinato dall’insufficiente spazio nel nostro convento, e lo chiede al sottoscritto, aggiungendo testualmente “ tu che sai tante cose”.

    Caro Peppe, io ho vissuto durante la mia infanzia, come tanti coetanei, all’ombra del convento, godendo dell’amicizia e della guida spirituale dei frati. Per me il convento rappresenta un luogo dell’anima e amo moltissimo frequentarlo. So tante cose, come dici, ma non credo di sapere il motivo preciso del trasferimento della statua. Suppongo dovesse far parte del costituendo museo delle statue sacre, in allestimento e di prossima apertura nel convento di S.Giovanni dei Gelsi, dove già si annoverano parecchie statue restaurate del famoso scultore Saverio Di Zinno.

    In merito al trasferimento dei libri della vecchia biblioteca del convento, negli anni sessanta fu deciso dall’allora Padre Provinciale, di accorparli e riunirli tutti, dai diversi conventi molisani dei frati minori, presso il convento di San Giovanni dei Gelsi a Campobasso, dove erano già stati collocati i residui testi antichi e alcuni incunaboli, provenienti dal distrutto convento di S.Maria delle Grazie, crollato a seguito del rovinoso terremoto del 26 luglio 1805.

    -Rispondendo anche all’amico P.Tucci, per l’analogo quesito posto in merito alla bilbioteca, mi pare giusto che oggi tanti studiosi e non, possano usufruire della consultazione o semplice lettura di quei vecchi libri ecclesiastici “toresi”, nella ricca e rinomata biblioteca “Dionisio Piccirilli” del convento di San Giovanni dei Gelsi, recentemente inaugurata e dove prossimamente sarà inaugurato anche il museo della statue sacre, che ci permetterà ri-vedere la nostra statua…

  11. Anchise1 il said:

    L’amore che vogliamo al nostro convento di Toro ci spinge ad esserne gelosi, come nel caso dei libri e della statua trasferiti altrove, menzionati nel racconto .

    Si dovrebbe dimostrare ulteriore attenzione per quelle opere d’arte, come gli affreschi settecenteschi del chiostro del convento torese che giacciono in uno stato pietoso e in balia dell’incuria generale.

    Quegli affreschi appartengono a tutta la comunità: civile ed ecclesiastica che dovrebbe sollecitarne un urgente recupero e restauro.

    Allertiamoci tutti!

  12. anonimo il said:

    Ciao, sono Martina!!

    Gironzolando per splinder…eccomi qui!!bel blog, ci farò un giro spesso!!!

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  13. ilvecchiodellamontagna il said:

    Auguro al Convento mille anni di vita e riportate a casa San Pasquale. Non sono i musei che mancano in Italia…

  14. figliodifornaio il said:

    Ringrazio tutti gli Amici per gli apprezzamenti.

    Saluto tutti cordialmente.

  15. Anchise1 il said:

    CARO PADRE MERCURIO

    Fin da quando eravamo ragazzi, nel convento di Toro , abbiamo imparato a volerti bene.

    E’ stato facile, essendo tu uomo buono e umile e alla portata di tutti.

    Non c’è categoria umana che tu non abbia avvicinata, sollevata, edificata,confortata.

    Avevi creato negli anni sessanta, un bell’ oratorio, nel quale ci vedeva animati da entusiamo perché ci stavi vicino e capivi le nostre inquietudini giovanili. Ci hai spronato ad essere dei semplici bravi ragazzi, con poche e semplici parole. Abbiamo organizzato insieme a te, gite e tornei calcistici ma di più, ascoltato la tua buona parola evangelica per indurci ad essere più buoni.

    Sei stato un vero frate francescano, perché animato da vera letizia, nella povertà e nell’umiltà: qualità evidenti per chi ti avvicinava la prima volta.

    Vai a raggiungere gli altri nostri frati tanto amati e il Signore ti conceda la pace, dopo il lungo calvario percorso, nella serena rassegnazione.

    Saremo orfani del tuo sorriso bonario e della tua bontà, tipicamente francescana.

    p.s. nel giorno radioso e caldo di San Pasquale abbiamo perso un altro grande frate, vere perdite dei conventi sempre più privi dei loro animatori.

  16. Paesanino il said:

    Faccio mio il messaggio di addio a padre Mercurio. Spesso in questo blog si scelgono il convento e i frati come teatro e protagonisti di racconti e limerick. A volte anche in maniera critica, per non dire cruda. Sempre però con affetto e con la convinzione che convento e frati hanno costituito per Toro una grande opportunità di crescita spirituale e sociale.

    Padre Mercurio, dal canto suo, ha incarnato il frate francescano mite, discreto, umile. Sorridente. Sempre e con tutti. Facile volergli bene.

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