O Concetta Immacolata,
le tue lodi in questo giorno
con la messa ben cantata
si diffondono d’intorno.
"Madonnina,
bella e buona,
tanto bene
tu ci doni…"
O Concetta Immacolata,
ti rinnovano le suore
con la messa ben cantata
le promesse in fondo al cuore.
"Madonnina,
bella e buona,
tanto bene
tu ci doni…"
O Concetta Immacolata,
dopo l’umile funzione
all’asilo restaurato
ti portiamo in processione.
"Madonnina,
bella e buona,
tanto bene
tu ci doni…"
O Concetta Immacolata,
velo bianco, "verginella",
mi rivedo nel passato
che ti porto sulle spalle.
"Madonnina,
bella e buona,
tanto bene
tu ci doni…"
O Concetta Immacolata,
i bambini dell’asilo
con le suore han preparato
una recita gentile.
"Madonnina,
bella e buona,
tanto bene
tu ci doni…"
O Concetta Immacolata,
sono canti e son poesie
che le voci delicate
stoneranno in allegria.
"Madonniìna,
bella e buoòna,
tanto beène
tu ci doòni…"
O Concetta Immacolata,
e tu accettali di cuore,
benedici Toro amata,
bimbi e grandi, frati e suore.
"Madonnina,
bella e buona,
tanto bene
tu ci doni…"
Caro Paesanino,
questa volta non ti sembra di eesere stato un poco irriverente? Perché te la prendi con la devozione popolare? E guarda che mi aspetto una risposta, eh!
Che dici, caro amico? Io prendermela con la devozione popolare? Ma quando mai!
Divertito, sì, un pizzico ironico pure. Ma niente di più.
Tieni presente che la nostalgia è una brutta bestia: la si combatte anche con un sorriso. Diversamente può buttarci giù.
In alto i cuori!
un saluto con decoro
ve lo porge Artemidoro
che non combatte la nostalgia
magica fonte della poesia
dolci ricordi raccontati in versi…
un sorriso
veradafne
Hai ragione, Artemidoro,
mi correggo volentieri;
ma dicendo “nostalgia”
ripensavo allo sterile rimpianto,
condito spesso di tremiti e pianto
per i palpiti di ieri,
e non già alla fonte d’oro
dell’eterna poesia,
dell’eterna primavera,
dei sorrisi: vita Vera!
Sì, mi piace questo spunto sulla nostalgia, che secondo me (e per dirla alla Incarriga):
Nostalgia è quella cosa
tutta fatta di rimpianti,
tutta strepiti e gran pianti
per il bel tempo che fu.
Nostalgia è lacrimosa,
è una rosa tutta spine,
è una pena senza fine,
che non si sopporta più.
Stiamoci bene
gd
Ah, il bel tempo che fu.
In un papiro egiziano, vecchio di diverse migliaia di anni, forse tra i più antichi scritti dell’umanità, che cosa si leggeva? Ma per l’appunto, si rimpiangeva il bel tempo che fu. Come si vede un passatempo di gran moda. Da sempre.
Buone cose
Giovanni
pare pure una canzone
che poi parla dell’amore
la di Albano e di Romina
e vediamo chi indovina…
Cercando il passo
verso centri rionali
m’accollo il decesso
dei mercati mentali
Ciao, è sempre un piacere..
la devozione, come tu l’esprimi, tra spunti di gentile e scherzoso ossequio, evoca quel senso di intimità spirituale che, mi pare, stia scomparendo nel frastuono della modernità..
In effetti, questo mette molta nostlgia..
Con stima,
Gio.
Nostalgia, nostalgia,
per canaglia che tu sia,
né ad Al Bano, né a Romina
fosti tu così vicina
quanto invece alla poesia
d’ogni male anestesia,
epperciò ci unisci in coro
al virtuoso Artemidoro…
Nostalgia? forse si un poco , quando al catechismo mi sentivo devota.. .. Bambina con il fiore in mano, davanti alla statua bella ed espressiva il mio cuore galoppava. Il ricordo più forte è un pellegrinaggio a Lourdes..(pochi anni fa) e anche se mi sentivo incapace ed estranea alla preghiera, la sacralità delle speranze, il credo dei bisognosi , mescolati all’aria densa di fede ,mi ha fatto immergere in un atmosfera assolutamente insolita e spirituale…
baci
arrivo…
Artemidoro dal pensiero sopraffino
disquisisce con l’acuto Paesanino
che sia nostalgia o sciatalgia
questo è da vedere per magia
e d’incanto tutto passa e se ne va via…
Le tue pene , le angosce mie
dette in rima o in soli versi
l’importante è che sian passaggi lesti…
Che ho scritto non lo so
e non me ne curo manco un po’!;-))))
Il computo delle rime fallo tu
mentre snoccioli in processione
litanie o laude pie con devozione mentre sbirci,furbaccione,
il sorriso della “verginella” ferma sul portone…:-))
Mi sono divertita un po’ ,chiedo venia!
un sorriso
veradafne
ops:”furbacchione”
se si vuole, e così sia
anch’io vengo a dir la mia
perché questa nostalgia
non mi tragga in apatia.
Se si vuol ben ricordare
senza farsi lacerare
se sovvengon cose amare
le si deve cancellare
così che quando si pensa
alla nostra vita immensa
non si abbia un’ira densa,
ma un sorriso si dispensa.
e se questo mi è concesso,
ora aggiungo a tale nesso
or di getto, or di riflesso
un abbraccio (senza gesso)
la mia rima è questa qua,
per chi viene e per chi va,
e la nostalgia s’en va,
tanti tanti bacibà
🙂
La nostalgia… a leggere tutti i vostri interventi e la poesia di Paesanino sono riaffiorati tanti ricordi di quando ragazzino in Calabria… vabbè mo’ ve dico (in pseudoromanesco) quer che bolliva in pentola:
Pur’io si m’aricordo mo ve dico
De quanno cherichetto la matina
Servivo Messa ar paroco D’Errico
Durante la novena matutina.
A le cinque sonava la campana
La prima vorta, e nonno me svejiava.
Carzoni corti, giubetto de lana
E scarpe d’a pirelli. Io m’inzognava
D’avècce armeno ‘n tappo(1) purchessìa
E scarpe co la sola: “ Avemmaria”
Pregavo, “ vorebbe ave’ a Natale
‘n ber majione ”. E doppo stavo male
pe li geloni ai piedi e er rafreddore.
In chiesa poi cessava ogni dolore
E m’incantavo a sènte quel’ardore
Ch’er parroco metteva predicanno
Quanno diceva che l’Immacolata
Era la mamma der tereno affanno
Che nove mesi doppo “Addolorata”
Pe corpa nostra sarebe addiventata.
E mentre don D’Errico predicava,
Pisciacquasanta(1), moje der marchese,
Co la vicina sua se confidava
Parrannole co’ tono assai cortese:
“ Còrpa? E che còrpa cciò Madonna Santa?
Er paroco se sbajia certamente!
Prego e de carità ne faccio tanta,
che còrpe nun ce n’ho sicuramente”.
Mi nonno l’ha sentita e a casa, doppo,
Parlanno co’ la nonna ha confermato:
Pisciacquasanta, poracrista, è troppo
Scema per avè peccato.
___________
(1) Cappotto
(2) Bigotta
ciao a tutti
Ben
ahahhaha mitico!!!
Non l’avrei mai detto
e rimango un po’ interdetto
a vedere il bel certame
da me suscitato nel Paesin-reame
e se ogni post poi fugge via
ben rimane, a quanto vedo, nostalgia
e versi acuti, osservazioni,
sentimenti ed emozioni
e da ora occore tener conto
che “poesia” è anche confronto
Non vorrei deluderti, ti ringrazio dell’invito ma non me la cavo troppo con le rime…
Non posso comunque non parlare della nostalgia che ci avvolge come l’inverno, dolce e freddo. La nostalgia è la musica che accompagna scritti e ricordi, senza di lei i miei scritti non avrebbero lo stesso sapore.
…E dunque Nostalgia,
per me è un sentimento
che mi trascina via,
è un po’ di pentimento
della trascorsa vita mia,
ma anche presentimento
che in futuro,Madonna Mia,
non sempre sarò contento.
Ciao Paesanino,
grazie del tuo passaggio da me,
è bello conoscere te e i tuoi amici,
e altrettanto leggerti/vi.
A presto e buona domenica.
e sia!
anche la mia
è vero, era vera
ora solo passeggera
che mi sfiora il ricordo
del regalo della zia
e pensai alla nostalgia
e mi chiesi a cosa pensi giovanotto?
quà ci faccio un gran bel botto
e mi diressi verso il cuore
a scavare
fu così che trovai la ragion
del risuono del din-don
eccomi! dissi
grazie nostalgia
compagna amica mia!
a te devo la scoperta
ora penso all’aria aperta
la mia vita ogni giorno, penso ad ora
avanti e dormo
ma indietro non ritorno
———————–
grazie a tutti ed a te per avermi rievocato giorni splendidi
un abbraccio
Sul terrazzo dell’asilo
ci mettevano sempre in giro
le nostre suore immacolatine
in ginocchio tutte le mattine
per pregare la bella Madonnina
per cantare la pia canzoncina
prima di entrare nella cappellina
e giunti davanti alla Madre Superiora
cantavamo tutti in coro a squarciagola :
“NOI VOGLIAMO TANTO BENE
ALLA MADRE SUPERIORA
CHE VUOL BENE A NOI PICCINI
SE PREGHIAMO A GESU’ BAMBINO…”
(il figlio del fornaio)
La nostalgia può essere sterile rimpianto dei tempi andati.
A volte lo è.
Il passato come il presente, è sempre lotta ardua per vincere le inevitabili avversità della vita, perciò “ad ogni giorno basta la sua pena”.
Però essa ci aiuta, scevra dalle ingannevoli scorie, a non cancellare la memoria del passato, che altrimenti verrebbe risucchiato nell’oblio.
Le mie e vostre poesie si alimentano solo alla fonte pura della memoria, oppure anche alla fonte impura della nostalgia ?
(il figlio del fornaio)
questa è la mia immagine di nostalgia:
http://nssdc.gsfc.nasa.gov/imgcat/html/object_page/clm_usgs_19.html
A proposito di Nostalgia: nessuno ha mai detto ch’ è la più fiera nemica dell’amnesia, amica forte della malinconia, parente stretta dell’ipocrisia, madre a sua volta dell’esagerazione, cugina prima del rimpianto e… della preveggenza? Attenzione a crogiolarsene però, che se un occhio guarda la passato e l’altro è rivolto al futuro non vediamo il presente e quindi ci nutriamo di ricordi e di speranze.
Si ma tu prova a dirlo ai poeti….
Nostalgia..non solo una semplice parola ma per me un’emozione forte che mi stringe il cuore e lacera l’anima..
“Ho nostalgia di te caro perduto amore…delle tue mani..dei tuoi abbracci..della tua voce..ti penso e ti penserò sempre….”
Scusami Paesanino se non sono riuscita ad essere ironica….stasera nn è sera….ti faccio i complimenti per il blog..grazie dell’invito..^^
concordo pienamente con Benciarl…il rischio grande è quello di non vivere il presente….che, invece, è l’unico modo che abbiamo di “vivere”. E’ comunque fondamentale guardare al passato per ricordare e saper chi siamo, osservare il futuro con speranza per progettare, ma è nel presente che vivo. Nonostante tutto.
un sorriso
veradafne
Non si separa da me
come ombra
mi accompagna
mi sta accanto nel buio
nn riesco a toccarla
mi sta accanto
sta in me e fuori di me
sta in una nuvola
in una canzone
in un cielo pieno di stelle
in un pensiero che corre su e giu’
aria silenziosa e dolce
di un tempo che nn ho piu’
———
nn l’ho “raffinata” :p cosi eccotela di getto
Buona domenica!
grazie dell’invito…
Ciao
Xandria
In questi giorni metto per iscritto ciò che sta attraversando la mia mente da molto tempo. Ci voleva lo stimolo giusto, e mi é stato dato.
Fra pochi giorni si festeggerà Santa Lucia… alla mia epoca non c’era Babbo Natale, c’era lei…
Mia madre, alla sera, poneva fuori dalla finestra una ciotola con il latte ed un piatto con fette di polenta, per lei che era cieca e per il suo asinello… Santa Lucia sarebbe arrivata durante la notte e mi avrebbe lasciato i doni.
In casa non c’erano soldi da spendere in regali… alla mattina, quando mi alzavo, trovavo la tavola della cucina ricoperta di mandarini, di frutta secca… se andava bene c’era una bambola, oppure un paio di calzettoni di lana o un maglione fatti ai ferri…
Ma ero contenta, non aveva importanza il valore o la quantità dei regali, perché lei si era ricordata di me.
E poi vedo davanti ai miei occhi una scena, io avevo sei anni, facevo la prima elementare, era sabato, l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale.
Nell’aula scolastica la cattedra era diventata un palco, c’era la recita di noi alunni. Indovinate chi ero io? La Vergine Maria, dovevamo rappresentare la Notte Santa di… non ricordo chi la scrisse, forse Gozzano… potrei cercare su Google, ma l’effetto non sarebbe lo stesso.
Ricordo ancora il nome della maestra che ebbi in prima classe, ed anche il suo cognome, era giovane, bella e molto dolce e materna… peccato, era solo una supplente…
E dovetti anche cantare “Tu scendi dalle stelle”, io, con la mia vocina da bimba… ma fui brava, non sbagliai una parola, né l’intonazione.
I genitori erano tutti schierati in fondo all’aula, mio padre e mia madre in prima fila, ed io li cercavo con gli occhi, avevo bisogno del loro sostegno per vincere la mia timidezza… e loro mi guardavano e mi sorridevano.
Ricordo perfettamente l’abito che indossavo, l’emozione, i baci e le carezze che ricevetti… tutto…
Nostalgia di spensieratezza, di un bacio di papà, di mamma una carezza, come ho scritto da qualche parte, un po’ di tempo fa…
“Al fin giunsi anch’io pia
A dir la mia
Sulla struggente nostalgia.
Nota selvaggia
Odore di pioggia
Vedrò domani
Tempi lontani.
Anima attenta
Non si spaventa
Cerca delizia
Senza pigrizia.
Al fin dunque giunsi anch’io
A riveder il giorno mio
Volto al passato quieto desìo.”
Per la serie: ci ho provato…
Buona settimana,
Anna 🙂
Pur avendo sempre presente i ricordi e conservandoli dentro di me, sempre, non credo di ‘coltivare’ mai la nostalgia.
Non vorrei mai tornare indietro, pur avendo perso la persona che ho amato di più al mondo, non vorrei mai rivivere le cose già vissute, ma vivo sempre nel presente, anche se con momenti di malinconia, ma mai di nostalgia.
Senza rime, ma con sincerità.
Sempre molto interessanti queste ‘discussioni’.
Grazie e buona giornata a tutti 🙂
La nostalgia, al di là di ogni valenza o pensiero soggettivo, è : GRAVE TRISTEZZA CHE PROVA CHI E’ LONTANO DAL LUOGO NATIO E DALLE PERSONE AMATE, ovvero elementi specifici per chi voglia poetare.
(il figlio del fornaio)
Grazie, amici carissimi. A buon rendere la cortesia e i graditissimi commenti, spesso meritevoli di post a se stanti.
Buonissime cose.
NOSTALGIA
C’e un silenzio dolce nell’aria
c’e la pace delle notti estive quanta dolcezza quanta nostalgia
Il cielo ricco di stelle la luna piena
il mio pensiero si riempie di un ricordo lontano
Chiudo gli occhi e mi appare il volto che ho tanto amato
Anna Petraroli
“Accadeva tutto due anni (e una settimana) fa. L’ultimo saluto, l’ultimo bacio e poi io che mi avviavo lungo il vialetto che fiancheggia la stazione e “lei” che si allontanava sulla sua auto. Non l’avrei più rivista. Solo che io non lo sapevo, “lei” invece sì.
E molte altre cose sapeva e aveva evitato di riferirmi. Lo avrebbe fatto in seguito, in dosi omeopatiche, frammentarie, confuse, non comunque in modo esaustivo. Formalmente non c’è stato addio.
I miei primi post (e anche questo blog) nascevano dall’amarezza, dall’irritazione e anche dalla passione, non ancora estinta, per questa donna. Racchiudevano uno slancio inesausto, un sentimento per quanto vilipeso e calpestato non ancora spento, simile alle braci che, dopo ardente foco si smorzano nel camino, con l’ultimo baluginio.
Mi sorprenderebbe, ne sono certo, se rileggessi, l’affetto che percorreva quegli scritti. Ne rimarrei stupito, perché adesso non sarei in grado di esprimere tali sensazioni, di trasmettere uno stato d’animo sì sconvolto. Sì disperato, sì amareggiato. E tanto. Una condizione spirituale a cui erano, però, sufficienti pochi spunti per ritrovare mai sopite sensazioni ed emozioni.
Ma l’uomo, come la donna presumo, è cambiato. Sa che a rimetterci di più è stata “lei”. Sa e anche auspica, che questo rammarico, inevitabilmente sopraggiungente, la accompagnerà per un bel pezzetto di strada e sarà solo l’orgoglio, mai domo, ad impedirle di riconoscerlo. Certo le nostre strade non sono state parallele, in questo arco temporale, perché in frantumi ne sono uscito io. Certo più di “lei”. E ho dovuto ricostruirmi, pezzo per pezzo, in un’opera faticosa e ancora incompiuta.
Però quanto è strano doversi esprimere con tale nettezza, asciutta e anodina, su una donna che ha abitato la quotidianità, che è stata parte integrante di ogni mia azione, che ha abitato nel mio cuore. Il suo nome, che mai ho di nuovo pronunciato, farebbe ancora male, un dolore su cui non indugio, perché di acqua sotto i classici ponti ne è passata pure per me. La sua foto, formato tessera (con dedica) è rimasta in una tasca del portafoglio. La tentazione, che talvolta mi assale, trova ragionevoli motivazioni per non esondare.
Ho cancellato i suoi numeri dalla rubrica del cellulare, in modo che qualora dovesse arrivare, in questo periodo, sciagurato anche per tale eventualità, un sms con un nuovo numero non sarei condizionato nella richiesta di identificazione. “ Ma sei sicuro che non riconosceresti il mittente? “ mi chiedeva un’amica, sabato mattina, forte di quello squisito sesto senso che arricchisce la femminilità, rendendola intrigante. “No – le ho risposto – credo che emergerebbe una lieve sfumatura a farmi capire da chi proviene”. Però mi darei coraggio – pensavo – e replicherei nel modo più formale possibile. Ma non vivo nell’attesa che questo accada. Ora non più.