La fiera a Santa Croce

Vogliono solo la scapece

Che bellézze na firie a Ssanta Cróce
i sinte gastemà e pperde ‘a vóce
pi bbancarelle…  E mméce
vunne sule ‘a scupéce,
i turjse, na firie a Ssanta Cróce.

LA FIERA A SANTA CROCE. Che bellezza la fiera a Santa Croce (il 3 maggio): / li senti bestemmiare e perdere la voce / tra le bancarelle… E invece / vogliono solo la scapece, / i toresi, nella fiera a Santa Croce.

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17 commenti su “La fiera a Santa Croce

  1. anonimo il said:

    Mi raccontano che una volta nella fiera del 3 maggio, facevano da protagonisti gli animali (ciucci, muli , giumente, pecore ecc.). Tutta la salita del convento, il piazzale e parte del colle di Dio brulicavano di bestie e venditori vocianti. Da ciò è derivato il modo di dire: – Vatti a vendere!

    Oppure: – Non ti ha comprato nessuno!

    O altre espressioni per denigrare, sceherzosamente, gli amici.

    Oggi, non ci sono più animali in vendita, perciò qualche amico potrebbe davvero sostituirli.

    Buona fiera ai toresi

    ASSI

  2. Paesanino il said:

    Buona idea, ASSI. Intanto, perché non ci dai tu l’esempio, eh? 😉

  3. MIKROKOSMOS il said:

    … ciao… sono tornata… la redazione di splinder ha risolto i problemi…

  4. anonimo il said:

    La fiera del 3 Maggio era esattamente come la descrivi tu, un baccano infernale di gente ed animali. Dalla croce di via del convento, su per la salita e lungo la strada per Monacolioni era un coro di asini, pecore,mucche, cavalli e venditori. Il cattivo odore lasaciato dagli animali restava per giorni. Ma dimmi….. si poteva tornare a casa senza portare un pezzo di scapece ?!! No… sarebbe stato un sacrilegio…. la stavamo aspettando dal 6 Dicembre.

    Complimenti

    Un saluto

    Peppe

  5. bucciadimela il said:

    ehm… cos’è la scapece? So che, in cucina, indica una marinata piccante, adatta a pesci e verdure. Qui di cosa si tratta?

  6. GentileMa il said:

    So bene che la scapece è immancabile nelle fiere paesane del Molise. Tuttavia, con tutto il rispetto non sono mai riuscito a capire come si possa essere ghiotti di scapece, con tutto quell’aceto forte che ti brucia bocca e stomaco.

    Saluti

    Mario

  7. Anchise1 il said:

    A Bucciadimele, che saluto, in merito ai suoi dubbi sulla scapece, posso dirle che in passato, la scapece era un piatto consumato prevalentemente nelle taverne. In questo luogo venivano proposti piatti realizzati molto velocemente con prodotti conservati sotto aceto di cui poter disporre all’istante. Così era per la Scapece, un modo di cucinare e di conservare il pesce in aceto, con aggiunta di maggiorana che ne contraddistingue il tipico colorito giallognolo.

  8. GentileMa il said:

    Non so a cosa alluda Anchise1 con la maggiorana, quello che dà il colorito giallo vivo alla scapece (pesce fritto – specialmente la razza – in aceto) è lo zafferano.

    Cordiali saluti

    Mario

  9. Anchise1 il said:

    Chiedo scusa, ha ragione GentileMa, nella scapece si aggiunge lo zafferano e non la maggiorana.

    Saluto gli Amici.

  10. GiMascia il said:

    Sulla scapece, oggi conservata in lucenti contenitori inox, che hanno soppiantato le tradizionale tinozze di legno, ho confusa nella mente la testimonianza alquanto stomachevole di uno scrittore molisano tra i maggiori, non ricordo se Jovine, Rimanelli, Del Vecchio… Annota lo scrittore molisano, tra gli ingredienti che rendono così appetitosa la scapece, lo sputo dei “vastaroli”, ovvero dei pescatori di Vasto che rivendicando l’origine DOC del loro prodotto lo smerciavano nelle fiere e nei mercati di Abruzzo e Molise.

    Salute!

    Giovanni

  11. anonimo il said:

    Caro amico,

    ho letto “La fiera a Santa Croce”: anche questa volta, hai voluto omaggiare una bella festa del calendario torese, con dei bellissimi versi.

    Mi congratulo con te, perchè il limerick è anche molto pittoresco: con pochi versi, hai saputo dipingere un bellissimo quadretto di sapore genuinamente paesano.

    Un saluto affettuoso.

    Incanto lirico

  12. ilreporter il said:

    passar di qua è veramente chiudere la porta e lasciar che il mondo fuori vada dov’è che vuole.

    ovunque monotoni litiganti su presidenti, sberleffi funebri e altre impellenti e gravose faccende.

    qui invece s’anima il dibattito verace (e non per gioco) su maggiorana e razza, ossia scapece, e sullo zafferano del bel croco.

    …che te lo dico affa’!

    omaggi a lor signori.

  13. Paesanino il said:

    Cara monicaira,

    la bestemmia non è sempre blasfema, spesso a Toro scadeva a rango di diffuso intercalare più o meno colorito.

    Si capisce bene allora come potesse frequentemente risuonare nella frenetica, allegra confusione della fiera di merci e bestiame del tre maggio. Al punto di colpire con forza il visitatore, cui poteva sembrare di udir solo “bestemmiare”, i paesani, che, di conseguenza, perdevano la voce. Ma ovviamente di tratta di una esagerazione “poetica”!.

    Ciao

  14. Torrisi il said:

    Ricordo anch’io il sapore acre e piccante della scapece: mio nonno ci andava pazzo e la fiera non era fiera se non si riportava a casa il sacchettino di scapece bagnata nel suo “sugo”.

    Luca

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