Medico, il primogenito, grasso come un melone
ha il naso color porpora e non ricorda il nome.
Gli piace alzare il gomito tenerlo tanto alzato
che a stento puoi comprendere se è sveglio o addormentato.
Completamente fradicio si crede un damerino
e fa le ore piccole per corteggiare il vino.
Di giorno non esercita sta in chiesa fino a sera
sembra una statua rigido pallido come cera.
La lingua ha così spessa
che parla per scommessa.
Oh Dio, la bella gente,
la splendida congrega
Oh Dio, la bella gente
che non pensa e non prega.
Il fratello più piccolo è di tutt’altro stampo
ha la chioma femminea ma non usa lo shampo.
Può farci il pinzimonio con tutto quell’untume
davanti a Sant’Antonio tenere acceso il lume.
Può rendere più vivida la fiamma di passione
per la signora Brigida che viene da Gildone.
Non è un fallito esplicito fa i suoi piccoli affari
da coniuge sensibile che vuol bene ai suoi cari
e che per la famiglia
rinuncia alla bottiglia.
Oh Dio, la bella gente,
la splendida congrega
Oh Dio, la bella gente
che muore e non procrea.
Seduta a capotavola la madre che non parla
o meglio parla a vanvera più che parlare sparla.
Con la faccia d’apostolo nella cornice scura
c’è il padre col monocolo ch’è morto di puntura.
Si guarda il suo manipolo mangiare del prosciutto
sorbire il brodo tiepido tra slurpi e qualche rutto.
E la vecchia decrepita la nonna centenaria
ridotta un solo tremito sebbene milionaria
nasconde la pensione
tra federe e saccone.
Oh Dio, la bella gente
non parla e non racconta.
Oh Dio, la bella gente
non parla, invece conta.
E poi c’è la mia Venere raggiante come il sole
che amo e che desidero e pure lei mi vuole.
Viviamo nelle nuvole sogniamo una casetta
fatta di luce e musica le mura con il tetto.
Sarebbe bello viverci amarci finché dura
dico sarà possibile però non è sicuro
giacché gli altri non vogliono e non si sa perché
gli altri che la ritengono troppo bella per me
e mi dicono adatto
solo a sparare ai gatti.
Oh Dio, ma sono matti?
E quando l’avrei fatto?
Beh sì, scalciai un gatto
ma fu tanti anni fa.
Ma quelli mi detestano e l’hanno decretato,
già sottoscritto il rogito va sposa a un magistrato.
Ma lei, la bella Venere, con gli occhi pien di pianto
giura che non vuol perdermi e che mi resta accanto.
Allora per un attimo un attimo soltanto
vado in brodo di giuggiole e anch’io mi sciolgo in pianto.
È bella come il sole
la voglio e lei mi vuole.
Tu libera me, Domine,
da tanta bella gente:
a me la bella Venere
a te la bella gente.
è sempre un piacere legger le tue “liriche”…posso chiamarle liriche?
Buon lunedì,
Alidada
Ha un ritmo che trascina questa tua canzone che ci fa ripiombare piacevolmente nella tradizione più genuina.
Complimenti anche per il tuo curatissimo blog.
A presto, amico.
Ben
Saluti. Era da qualche giorno che no passavo. Trovo sempre della belle sorprese.
Luca
eh, sì meglio la bella Venere! molto carina questa canzone. ciao
Paesanì, ma questi chi sarebbero?
Li conosciamo anche noi, tuoi paesani?
bella! Complimenti e un saluto
Mi associo ad Artemidoro