I peccati saporosi

Una contrada tutta coperta di alberi e di frutti della qualità più squisita

Spesso (e anche volentieri) abbiamo messo preti e frati a bersaglio di nostri racconti o limerick. Sempre con grande simpatia. Questa volta, con altrettanta simpatia, pubblico un omaggio dedicato a un oscuro prete molisano del Seicento. Un omaggio dovuto alla penna di uno dei grandi protagonisti della cultura italiana, che ci ha lasciato questa pagina poco nota.
Ometto il nome dell’autore, per invitare gli amici lettori a provare a farlo in mia vece. Ripeto: è uno dei grandi protagonisti della cultura italiana. Il premio in palio riservato a chi per primo ne indovina il nome, magari con un minimo di accenno all’opera, è modesto, un libro:
La tavola di Toro. Reperti dialettali di una comunità molisana (Campobasso 1994), dell’amico Giovanni Mascia. Spero, tuttavia, che come in una precedente circostanza, il divertimento sia assicurato. 


Nota bene.
La soluzione con il nome dell’autore e i riferimenti bibliografici è stata annotata oggi 24 aprile nel commento n.#41

***

 

 Agli uomini di buona volontà non riesce in nessun momento impossibile di compiere opera benefica di civiltà e d’innalzamento morale, in un modo o in un altro, in misura più o meno grande, in cerchia più o meno larga, direttamente o indirettamente, con la persuasione o con l’autorità, con quella ingegnosità di mezzi e di espedienti che la buona ed alacre volontà non manca di suggerire.

Mi sta in mente come simbolo l’aneddoto, letto in un vecchio libro, di un parroco che visse nella seconda metà del Seicento in un paesetto del Molise, Montagano. Nel quale essendo capitato, circa un secolo dopo, l’economista Giuseppe Maria Galanti, e avendo visto con meraviglia la contrada tutta coperta di alberi e di frutti della qualità più squisita, e domandando come era sorta quella rigogliosa coltivazione, seppe che quel parroco, di cui durava la memoria, Damiano Petrone, non dava altra penitenza ai peccatori che di piantar alberi, e le piantagioni erano in ragione del numero e della qualità dei peccati, e quando i peccatori si scusavano di non avere gli strumenti e gli altri mezzi necessari, egli trovava il modo di sovvenirli. Domandò altresì il Galanti se quel parroco fosse stato uomo di dottrina, e gli risposero che era ignorante, ma conosceva e osservava il Vangelo e aveva un naturale buon senso.

Ecco, come vi dicevo, un bel simbolo di quel che si può quando si vuole, e, al modo stesso che i cattivi e maliziosi sono industriosissimi e inventivi, e le pensano tutte per raggiungere i loro fini e fare il male, ci si mette con tutto noi stessi a non lasciar sfuggire occasione né perdere mezzo alcuno per far cose utili e buone, che concorrano al civile avanzamento.

Ce ne sono tante da fare, in ogni luogo e in ogni tempo… Ma, per farle, è necessario che… si diffonda o si radichi, più che finora non sia accaduto, il sentimento che il miglior pregio della vita, la maggiore soddisfazione che in essa possa provarsi, è data non dalle fortune materiali, non dagli arricchimenti, non dai gradi conseguiti, non dagli onori, ma dal produrre qualcosa di obiettivo e di universale, dal promuovere un nuovo e più alto costume, una nuova e più alta disposizione negli animi e nelle volontà, dal modificare in meglio la società in mezzo a cui si vive, godendo di quest’opera come un artista della sua pittura o della sua statua, e un poeta della sua poesia.

Così, da artista o da poeta popolare, doveva godere il buon parroco di Montagano a vedere i peccati dei suoi concittadini, convertiti per opera sua in alberi verdeggianti e in frutti saporosi! Tutto il resto, se non è mezzo che serve a questo, è odiosa ingiustizia e stolta vanità.

 

 

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51 commenti su “I peccati saporosi

  1. Torrisi il said:

    Come la volta scorsa, mi piace essere il primo e sparo la mia soluzione, molisana al cento per cento:

    Francesco Jovine nelle Terre del Sacramento?

  2. ilgattosilver il said:

    Sparo pure io alla cieca (e speriamo di non ferirla, povera cieca): dallo stile potrebbe essere Alessandro Manzoni; titolo: boh? I Promessi Sposi sicuramente no, e nemmeno la “Storia della Colonna Infame”…

  3. GiMascia il said:

    Come ilgattosilver, penserei anch’io a un Manzoni più o meno inedito, comunque a un manzoniano. Ma davvero non so precisare meglio…

    Un saluto cordiale

    Giovanni

  4. GentileMa il said:

    Caro PAesanino,

    una volta eravamo Abruzzi e Molise e allora azzardo che possa trattarsi di un Gabriele D’Annunzio giovanile. Amante delle tradizioni contadine. Certamente non il fascista o l’esteta del superuomo, che sarebbe diventato.

    Statti bene

    Mario Gentile

  5. bucciadimela il said:

    uhm… stile ottocentesco e contenuto edificante, pensare a Manzoni è troppo ovvio, ma ignoro se conoscesse i fatti di quelle regioni d’Italia. L’autore sembra un censore, un educatore, e certamente su base cattolica. Ci penso ancora: mi piacciono questi quiz culturali, si impara divertendosi!

  6. Hyeronimus il said:

    Ciao Paesanino,

    anch’io, come l’amico Torrisi, propenderei per Jovine de “Le terre del Sacramento” o di ” Signora Ava” due romanzi che ho letto molti anni fa ma mi son rimasti nel cuore;

    in alternativa mi piace pensare a Ignazio Silone, un altro Maestro per le mie letture e la mia maturità con “Vino e pane” e “Il seme sotto la neve” tanto per citare due titoli.

    Un abbraccio a tutti voi!

  7. iopensosempre il said:

    Beh, il tono generale ricorda un po’ la novella raccontata da fra Galdino nel terzo capitolo de “I Promessi Sposi”. Ma non siamo su quei livelli.

    L’ultimo capoverso, con quella distinzione tra “artista” e “poeta popolare”, fa pensare a Benedetto Croce e al suo saggio “Poesia popolare e poesia d’arte”.

    Antonio

  8. ilvecchiodellamontagna il said:

    Anche a me è venuto in mente Benedetto Croce, sempre molto…didattico. Non conosco a sufficienza le opere del filosofo, che ho studiato solo a scuola. Carino il gioco!

  9. anonimo il said:

    Caro compaesano Paesanino,

    è la prima volta che lascio un messaggio sul tuo sito. Non sono un gran “letterato”, però mi diverte leggere le ipotesi che si divaricano tra due linee di pensiero: da una parte il filone manzoniano, ottocentesco, dall’altro quello regionalistico di Jovine, D’Annunzio, Silone ecc. Poi ci sono puntate a se stanti tra Croce, Carlo Levi, Pavese.

    Tutto questo per dire che non so che nome fare, ma sono molto incuriosito.

    GS

  10. AbigailGilmore il said:

    caro paesanino, davvero non ho idea di chi possa essere…ma se dovessi avere una “ispirazione” te ne farò partecipe 🙂 un abbraccio a tutti, Abigail

  11. napartaud il said:

    Accetto l’invito ben volentieri… sempre onorato di allietare la conoscenza.

    Anch’io avevo pensato a Francesco Jovine… ma sembra che la risposta non sia esatta.

    Proverò a sforzarmi 1 po’ di più.

    Au revoir.

    Sinceramente e teatralmente.

    R.M.N.

  12. Paesanino il said:

    Una doverosa precisazione.

    Per dar modo a tutti di onorare l’invito a risolvere il quiz, per il momento mi astengo dal commentare con tempestività le risposte che via via sono annotate in calce, per esatte o sbagliate che siano. Così facendo anche quelli che non ancora hanno avuto modo di prenderne visione, possono cimentarsi con la soluzione.

    Grazie e ciao.

  13. Gliorti il said:

    Confesso di non avere la più pallida idea dell’autore dello scritto…però lo trovo molto interessante….già immagino la giustizia divina da tutti i preti in tal guisa amministrata….che goduria poter andar col canestrello a raccogliere le mele dei peccati, le ciliege della lussuria, le pere dell’invidia, le albicocche della superbia….e così via….e sopra ogni cosa, raccogliere i frutti dei propri peccati!

  14. bartolomeoviana il said:

    anche a me è venuto subito in mente Manzoni, ma non saprei dire l’opera… ne ovviamente ho certezza alcuna sull’autore 😉

  15. ViperaIronica il said:

    Mi piacerebbe fosse uno scritto poco noto di Silone, autore che amo da sempre, ma purtroppo non ne ho riconosciuto neppure il tratto stilistico! E non ho meritato il libro di Mascia, so che le cose bisogna guadagnarsele, ma…potrei averlo lo stesso?

    Ciao.

  16. alidivetro il said:

    In linea con iopensosempre ed il vecchiodellamontagna

    Croce B

    tanto per scopiazzare

    serali saluti

    Patty

  17. Paesanino il said:

    Ciao Vipera,

    come dicevo, per il momento non commento le risposte: ne riparliamo fra qualche giorno.

  18. duca1degli1abruzzi il said:

    In questo momento per deduzione logica e per esclusione penso a Calvino. Duca.

  19. AcquaChiara il said:

    io… proprio… non saprei: non sarà mica Filippo Pece in “Il Molise”? Boh!!!, non saprei..:-(((

  20. colfavoredellenebbie il said:

    Propenderei per l’ala manzoniana, comunque …

    Grazie per avermi coinvolto:)

  21. ilreporter il said:

    Caro paesanino, ti ringrazio della stima immeritata e… del suggerimento (soprattutto tu) mascherato, ma stavolta posso assicurarti su quanto mi è più caro che – non conoscendo neppure una parola di questo omaggio – nel leggere quell’ “Agli uomini di buona volontà” mi è parso come un lampo di rileggere un discorso alla popolazione di… Pescasseroli, in un libro avuto anni fa da F. Tassi.

    Ripeto: è stato un lampo fulmineo!

    La conferma (gratificante, lo ammetto) l’ho avuta da… google.

    Ciao e complimenti.

  22. cicabu il said:

    Prima di tutto ti faccio i complimenti per le belle idee che hai..in quanto alla soluzione..ehm…crisi…potrei dire D’annunzio ma non mi pare il suo stile…..tornerò per la soluzione..sono curiosa e molto..

    ^^

  23. Paesanino il said:

    Un veloce intervento per sottolineare l’indicazione di AcquaChiara (#26), che (non me ne voglia) mi ha favorito una saporita risata.

    Torno a ripetere: l’autore da scoprire è un grande della cultura italiana per non dire europea o mondiale…

    Buona giornata

  24. anonimo il said:

    Ripensandoci, penso che anche un Giovanni Verga potrebbe andare bene…

    Mario

  25. Anchise1 il said:

    Credo debba trattarsi di Nicolo’ Tommaseo o… Cesare Cantù.

    Saluto gli Amici.

  26. donatig1 il said:

    Penso anch’io possa trattarsi di un epigono manzoniano. L’alternativa proposta da Anchise1, Tommaseo o Cantù, mi sembra molto interessante.

    Tuttavia, più che sul quiz, intendo soffermarmi un attimo sul contenuto del brano. Don Damiano Petrone è figura sempre molto ben riconosciuta nel panorama culturale molisano. Non sapevo però che un artista famoso si fosse interessato alla sua figura.

    Mi piace fare mia l’annotazione di Gliorti al n. #18, sulla ipotesi di una “giustizia divina da tutti i preti in tal guisa amministrata”:

    “che goduria poter andar col canestrello a raccogliere le mele dei peccati, le ciliege della lussuria, le pere dell’invidia, le albicocche della superbia… e così via… e sopra ogni cosa, raccogliere i frutti dei propri peccati!”.

    Un saluto a tutti

    Giacomo

  27. PortamiVia il said:

    Stile che potrebbe essere manzoniano ma… dubbi… incertezze… autore di fama mondiale… Pirandello è un azzardo, sembrerebbe un discorso tenuto in una conferenza… mumble mumble… rileggo…

    Ma, cato Paesanino, lo sai che accendi di molto molto la curiosità? Quando hai intenzione di farci pervenire a conoscenza dell’arcano?

    A presto sapere.

    Anna 🙂

  28. timeline il said:

    …non ho la più pallida idea di chi possa essere!!!

    Attendo impaziente la risposta e ti ringrazio

    Blue

  29. Paesanino il said:

    Cara Anna PortamiVia,

    non ti sarà sfuggito che questo blog ruota attorno a tre pubblicazioni a settimana, il lunedì (una poesia), il mercoledì (un limerick) e il venerdì (un racconto). Un po’ di pazienza, quindi, che per lunedì, dando spazio alla nuova poesia in programma, sistemiamo l’identità del misterioso autore dei Peccati saporosi.

    Belle cose

  30. Stefyx il said:

    Avevo pensato ad Alessandro Manzoni ma non ho per nulla indovinato anche perchè riguardando i commenti ho letto che è già stato tirato in ballo. Carina l’idea del concorso e grazie per l’invito, ciao Paesanino!!!*

  31. artemidoro il said:

    premesso che non ho letto l’opera e che lo stile potrebbe essere quello di Benedetto Croce (già detto)per essere un ignorante almeno originale propongo:

    Francesco De Sanctis Un viaggio elettorale, Morano, Napoli 1876

  32. Paesanino il said:

    Cari amici, pur cadendo in un momento poco propizio (molti di noi sono in vacanza, beati loro, e non hanno potuto rispondere all’appello) il quiz ha riscosso un’ attenzione davvero qualificata e fatto registrare un acume letterario di primordine.

    Com’è già stato rilevato, le risposte si sono orientate in una duplice direzione: ottocentesca e manzoniana in genere, la prima (sulla scorta dello stile: come è stato giustamente annotato: “l’autore sembra un censore, un educatore”, e “sembrerebbe un discorso tenuto in una conferenza”); e su base regionalistica o, comunque, di autori attenti alle tradizioni e agli usi popolari, la seconda.

    Nel primo caso sono stati fatti in nomi di

    – Alessandro Manzoni,

    – epigoni manzoniani, in genere,

    – Francesco De Sanctis, de Il viaggio elettoriale

    – Niccolò Tommaseo

    – Cesare Cantù

    – Giovanni Verga

    Nel secondo caso, i nomi di:

    – un Gabriele D’Annunzio giovanile. amante delle tradizioni ancestrali.

    – Jovine, delle Terre del Sacramento o La signora Ava.

    – Pirandello

    – Silone, di Vino e Pane o Il seme sotto la neve

    – Carlo Levi

    – Cesare Pavese o Ferdinando Scianna

    – Italo Calvino

    A riprova dei giusti orientamenti, la soluzione è nella sintesi dei due percorsi. Si tratta di un autore dallo stile letterario tradizionale ma alto, animato da una forte attenzione al territorio: Benedetto Croce.

    Non tutti conoscono le radici molisane del grande filosofo (abruzzese, di Pescasseroli). Il nonno omonimo era stato giudice presso il tribunmale di Campobasso e lì aveva sposato Maria Luisa Frangipane dei duchi di Mirabello Sannitico.

    Il passo riportato, inedito in Web, è tratto dal discorso Il dovere della borghesia nelle province napolitane, pubblicato in Cultura e vita morale, Laterza, Bari 1926 e ripubblicato di recente in Appendice alla Storia del Regno di Napoli, Adelphi 1992-2005.

    Il discorso fu pronunziato il 10 giugno 1923 a Muro Lucano per la inaugurazione della Biblioteca popolare “Enzo Petraccone.” Si tratta di un discorso famoso, non a caso brani dello stesso sono richiamati in più di qualche sito web a indirizzo filosofico.

    Complimenti agli amici che hanno proposto la soluzione giusta. In particolare, complimenti a iopensosempre (#11), che per primo, ha fatto il nome di Benedetto Croce, sulla scorta di un indizio molto pertinente. A lui indirizzerò il libro di Giovanni Mascia. Complimenti anche a ilvecchiodellamontagna, a Patty; a ilreporter, molto giuste le sue osservazioni, Artemidoro. Ma, ripeto, complimenti a tutti, grazie per l’attenzione. E… alla prossima.

  33. GiMascia il said:

    Ahia, Paesanino.

    Mi scoccia ammetterlo, ma proprio il libro di Croce sulla storia del Regno di Napoli è un regalo che mi son fatto di recente, e per niente economico: 60 Euro. Fatto è che non l’ho finito ancora di leggere e all’Appendice non c’ero arrivato.

    Peccato, mi avrebbe fatto piacere far bella figura.

    Come dici tu: alla prossima.

    Giovanni

  34. Torrisi il said:

    Non ci ho azzeccato nemmeno questa volta, ma alla prossima faccio centro. Te lo prometto, Paesanino.

    Ciao

    Luca

  35. BlackLace il said:

    al prossimo spero di arrivare per tempo, anche se so già in anticipo che difficilmente brillerò :-)).., ma quel che conta è partecipare no?

    Mi piace il tuo blog.

    Black

  36. iopensosempre il said:

    🙂 ho vinto io!

    Ammetto che non conoscevo quell’opera di Croce e ci sono arrivato per intuizione.

    Allora ho diritto al premio! come potrò riceverlo?

    ciao e complimenti per il gioco!

    Antonio

  37. Paesanino il said:

    Sì, caro Antonio, hai vinto tu.

    Ma non parlerei solo di intuizione, se hai fatto riferimento a un caposaldo dell’estetica crociana, scrivendo:

    “L’ultimo capoverso, con quella distinzione tra “artista” e “poeta popolare”, fa pensare a Benedetto Croce e al suo saggio “Poesia popolare e poesia d’arte”.

    Complimenti, altroché!

    Se mi mandi l’indirizzo dove spedirti il libro, provvederò prima possibile.

    Belle cose

  38. monicaira il said:

    Ciao Paesanino,

    come hai giustamente immaginato ero in vacanza ed osservavo l’imperativo che mi ero imposta di non accendere il computer, quindi non ho fatto in tempo a partecipare. Mi rifarò alla prossima. Complimenti come sempre.

  39. iopensosempre il said:

    Grazie.

    In effetti l’intuizione è dovuta al fatto che ho riconosciuto quelle parole chiave (artista – poeta popolare).

    Ti scrivo domani all’indirizzo email che vedo su questo blog, ok?

    Così approfitto e ti dico anche altre cose.

    Ciao!

    Antonio

  40. napartaud il said:

    C’est la vie… l’attore ritorna sul palco, con una lezione appresa in più.

    Attendo nuove lezioni e, chissà… forse prima o poi azzeccherò anch’io la risposta.

    Buona giornata.

    Au revoir.

    Sinceramente e teatralmente.

    R.M.N.

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