Con che gusto, o buon torese,
del paese
il più povero e il più contento,
assaporavi l’idea di un banchetto
di capretto.
La ridente fantasia
ti faceva banditore
e annunciavi ai quattro venti
i tuoi pranzi di carne e maccheroni.
Presa in giro come sciocca,
la tua bocca
non sapeva altro boccone
che pizza di granone per sfamare
moglie e bambini.
– Dai, racconta, o buon torese,
quanta carne mangi al mese?
– Tutta quella che mi piace,
lessa o fritta o sulla brace.
Voglia di vivere cercata invano
tra gli scaffali dei supermercati.
Nessuno mangia
le tue braciole
d’asino azzoppato
ora ch’è primavera
e tutto ci pare
senza più sapore.
Uè Paisanì,
poveri sì ma con dignità e tanto tanto ottimismo.
In alto i cuori
Mario
Diciamo pure che è nella nostra indole una componente di sano esibizionismo. A prescindere.
Giovanni
Parafrasando il gran Filosofo, è bene rimarcare la nostra peculiarità: “Non possiamo non dirci “culaperti di Ture”.
ti leggo, ma sono a 56k, lasciare un commento mi fa esaurimento nervoso
a presto
ale
bei ricordi…dici che si è perso il sapore della vita?
un sorriso
veradafne
Eppure “ci sono sapori che il tempo non cambia”. L’amaro del veterinario non saprei, ma sul materno agnello cacieova e sulle sagnette ferragostane di mia suocera metterei la mano sul fuoco.
Ciao paesanino, ne approfitto per leggere qualche altro bel racconto torese.
L’agnello..poverinooo..
ciao..buon we…..^^
Che nostalgia
per i tempi passati
quando a casa mia
si tornava affamati.
Quella povera mamma
ci metteva a nanna
e se fiatavamo tate
ci abbottava di mazzate.
Che nostalgia, che pena
per i tempi di una volta,
senza pranzo e senza cena,
ci pigliava la sciolta.
L’altropoeta
Nostalgia o no, Paesanillo mio, mi sono appena alloggiato un paio di calzoni di San Giuseppe. Benedetti i riccesi che il convito lo fanno dall’inizio di marzo e ci fanno assaggiare la “devozione”.
Alla faccia di chi ci vuol male.
Passo per lasciarti la buonanotte e l’augurio di una serena domanica!
A presto, Anna 🙂