Un caro saluto

Un caro saluto agli amici – e sono decine – che giornalmente continuano a visitare il nostro sito, nonostante sia fermo da diversi mesi.

Il piccolo programmino che permette di visionare in calce alla pagina i percorsi di arrivo dei visitatori ci dice che la richiesta di poesia è sempre molto alta. Ed è questo un aspetto consolante.

Un saluto speciale a musapensosa che continua a onorarci con le sue deliziose creazioni in versi, con la speranza che gli amici di Toro Web riescano a recuperare il Poetbook con centinaia di poesie sue e di altri amici.

Insomma, tante belle cose a tutti,
"Ora ch’è primavera
e la vita ci pare
così piena di sapore".

Il vostro Paesanino

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20 commenti su “Un caro saluto

  1. musapensosa il said:

    Ti ringrazio per i saluti e i complimenti, Paesanino.

    Sono un concentrato d’ottimismo, entusiasmo e sana gioia di vivere questi tuoi tre versi.

    Sono d’accordo con te, l’arrivo della primavera predispone l’animo alla gioia ed è davvero piacevole sentirsi augurare cose belle in un momento così magico.

    Si può invece provare solo tanta tristezza al pensiero di essere diventati dei poveri nostalgici senza tetto da un giorno all’altro, dopo l’inaspettata perdita del Poetbook.

    Ora è più che mai gradita la tua ospitalità, Paesanino e sarebbe bello che anche gli altri amici arricchissero quest’ultima straordinaria pagina del tuo blog con nuove e interessanti pubblicazioni.

    Mi auguro che il Poetbook sia ripristinato al più presto per ripartire alla grande, con tantissime nuove firme di poeti e innamorati.

    Saluti cari a te e un mondo d’auguri ad Abigail e a tutte le amiche donne (ieri, purtroppo, ho avuto problemi con internet).

    A presto

  2. Paesanino il said:

    Sì, in effetti, il Poetbook si è rivelato utile. Confesso che ad esso devo l’idea e la bella esperienza del mio blog. Speriamo venga ripristinato presto e senza tutti quei fastidiosi spam

    Ciao

  3. musapensosa il said:

    La vita

    Un mandorlo fiorito

    un vaso pieno d’acqua: la vita…

    un turbine di gioia, colori e libertà.

    Gemma verde

    sole giallo,

    occhi blu

    rosso il corallo.

    I sentieri della vita

    arcobaleni di colore…

    un girotondo intorno al cuore!

    Un abbraccio

  4. donatig1 il said:

    Mi congratulo Musa pensosa. Con te per questa belle poesia. Con il Paesanino per la popolarità del sito che registra centinaia di visite al giorno, da tutta Italia.

    Ciao

  5. musapensosa il said:

    E’ bello

    Com’è bello lungo il viale

    ritrovarsi a passeggiare,

    mentre la timida tua mano

    la mia ora sfiora piano piano. .

    E dinnanzi a noi l’inchino

    vuole fare quel giardino.

    Gli alberi si chinano,

    ci baciano le fronde

    che un venticello dolce e tiepido, confonde.

    Una brezza profumata

    che ha il sapor di rose e viole,

    tutt’intorno ha regalato

    una gioia senza fiato.

    Un cielo senza nuvole

    fa festa insieme a noi;

    un mar che non respira

    vuol trattener le onde.

    Poi le acque sue tranquille

    riflettono gli sguardi

    e labbra si consumano

    e abbracci ancor più forte, stringono.

    Negli occhi c’è l’azzurro,

    la porpora nel cuore,

    nelle mani argento e oro

    ed in mente un grande amore.

    Il sole, il cielo e il mare

    fan già la tua cornice,

    o amore appena nato

    e già tanto felice!

    Cordialmente

  6. artemidoro il said:

    E’ bello ritrovare vita qui…E’ Primavera e rinascono i germogli e i fiori…. saluti a tutti

  7. anonimo il said:

    Per Musapensosa. Saluto gli Amici tutti.

    PUNIZIONE ESAGERATA

    Il maestro Paoletti aveva già riempito la nostra stufa di legna, riservando un tronchetto per usarlo come strumento di tortura, da infliggere per la nostra cattiva condotta.

    Aveva uno specchietto che tirava periodicamente fuori dalla tasca in nostra presenza, nel quale si specchiava, rimirando quei suoi lunghi baffi umbertini, che pettinava con cura, grazie ad un pettine apposito.

    Fumava la sua prima sigaretta e poi, puntualmente, ci esortava a stare buoni e zitti, perché doveva portarsi dal Fiduciario, diceva. Ma noi sapevamo che, invece, si recava nell’aula di fronte, della signora Antonietta. A volte, era costretto a precipitoso rientro in aula, quando avvertiva le nostre grida, nonostante che durante la sua assenza, il capoclasse scrivesse alla lavagna i nomi dei buoni e dei cattivi. Ma quella volta, oltre ad irritarlo il nostro schiamazzo, torno’ furente per essere stato contrariato da qualche parola dell’amata collega.

    Non bastò immolare i soliti cirenei con le venti bacchettate. Volle infierire con una ulteriore, esagerata punizione. Alle ore undici, come puntualmente accadeva ogni giorno, minacciò di non darci il permesso di recarci al Grottone, per dar sfogo alle nostre esigenze corporali!

    Non essendoci ancora i bagni a scuola, prima i maschietti e poi le femminucce, eravamo costretti a portarci in quel posto per le nostre esigenze fisiologiche. Neanche le nostre case erano dotate di bagni e qualche volte capitava di ricevere in testa quel liquido tiepido, lanciato dalle finestre col pisciaturo.

    Resistemmo alla meglio, ma quel povero Linuccio , complice la sua grossa stazza, non ce la fece più.

    Linuccio, esasperato, aveva col laccio delle scarpe, legato il suo pipì che, ormai saturo di urina, si era enormemente gonfiato e ne temeva all’improvviso lo scoppio.

    Avevamo dei banchi di legno, con un foro dove era alloggiato un calamaio per attingervi l’inchiostro. In quel tempo per scrivere si usavano le penne col pennino ad inchiostro di china.

    Linuccio credette opportuno svuotare un po’ il suo calamaio, rovesciandone nascostamente dalla finestra l’inchiostro per riempirlo della sua urina, in modo che si alleviasse la pressione, ma non bastò.

    All’improvviso, non resistendo più, Linuccio fece scoppiare quel suo grosso arnese, spruzzando urina addosso al suo compagno di banco.

    Fu allora, che il nostro maestro, impaurito dall’esagerata reazione di Linuccio, provocata dal suo esagerato divieto, ci consentì andare al Grottone, che quel giorno rischiò l’inondazione.

    Il figlio del Fornaio

  8. musapensosa il said:

    Come dice l’amico Artemidoro (al quale rivolgo un affettuoso saluto), è davvero bello ritrovare vita qui, Figlio del fornaio!

    Grazie per la dedica e per averci fatto gustare questo tuo nuovo simpaticissimo racconto che, come gli altri, è sempre motivo per noi di divertimento e riflessione insieme.

    Un abbraccio e… alla prossima!

  9. musapensosa il said:

    Pasqua

    Risveglio dei sensi

    respiro del cuore,

    donare la vita

    in un gioco d’amore.

    Una rondine che vola

    verso lidi lontani,

    non torna il dolore

    se giungiamo le mani!

    Porgo i miei più fervidi auguri per una Pasqua serena e felice al Paesanino e a tutti i cari amici del blog.

  10. anonimo il said:

    saluti a tutti!!ci sono ancora 🙂 un bacio grande a Musapensosa: grazie per i tuoi versi!!!abigail

  11. musapensosa il said:

    Ricambio i saluti con un abbraccio, nell’attesa di poter leggere presto anche i tuoi, mia cara amica!

    Ti aspetto qui, in compagnia dei nostri fedelissimi amici Artemidoro, Algonuevo, Il Figlio del fornaio, la cui visita è sempre un graditissimo regalo.

    Un caro saluto al Pesanino.

    A presto

    PS Hai ricevuto la mia e-mail su Splinder?

  12. anonimo il said:

    La scossa elettrica salutare.

    Zio Saverio aveva trascorso tutta la vita con l’amata moglie Assunta e da lei aveva avuto i quattro figli che, appena maggiorenni, a causa della miseria, erano espatriati tutti in Argentina.

    Si ricordavano di lui solo nelle festività di Pasqua e Natale, inviandogli gli auguri e qualche pesos.

    Zio Saverio, dopo una dura vita di grandi fatiche e di inenarrabili sacrifici, dovette sopportare il più insopportabile dei dolori: la morte della consorte.

    Rimasto solo nella sua solitaria masseria, non si rassegnava a sopravvivere senza l’affetto e la compagnia della moglie, né pensava di rimpiazzarla con qualche altra donna, qualora ne avesse trovata una adatta a lui. Insomma, iniziò a trascurarsi , nemmeno si cucinava più, sperando che il digiuno potesse fargli raggiungere presto la consorte nel mondo dei giusti.

    Ma il vecchio ai morsi della fame non resisteva proprio. Allora meditò giorno e notte come poter trovare un metodo istantaneo e possibilmente incruento per procurarsi la morte.

    Buttarsi nel suo pozzo significava rimanerci per settimane, prima che il suo corpo emanasse miasmi insopportabili da poter attirare la curiosità dei passanti. Il veleno lo trovava rimedio estremo di donnucce, e poi, chi glie lo avrebbe procurato? Saltare dalla rupe non ne aveva forza perché sofferente di vertigini. Utilizzare il coltello gli sembrava morte troppo cruenta, ricordandosi dei disperati e forti lamenti dei suoi maiali, allorquando lui li uccideva a natale col suo lungo “scannaturo”.

    Una sera finalmente la sua mente fu illuminata dalla sua lampadina della cucina.

    Aveva appreso che per morire folgorati con la corrente elettrica bastava solo toccare i fili, e subito sarebbero cessate le sue pene: senza farsi trovare con la schiuma dalla bocca per l’avvelenamento; sfracellato con tutte le ossa rotte cadendo dalla rupe; gonfio e nauseabondo dentro al pozzo, oppure, in una pozza di sangue se avesse usato lo “scannaturo”.

    Una sera, dopo lunga meditazione e qualche titubanza, raggiunse la lampadina e infilò le dita nel portalampada e subito fu invaso dalla corrente, che lo fece rimanere stecchito a terra.

    Tremava a causa della corrente, ma quel rimediò non risultò nè estremo, nè fatale, come auspicato dal vecchio, perché riuscì a sopportare la corrente elettrica per quasi ben due giorni.

    Quando finalmente il suo compare Antonio andò a trovarlo, fu spaventato a vederlo nero e tremante a terra, cautamente gli staccò subito il filo della corrente di mano e lo aiutò a rialzarsi.

    Zio Saverio era tramortito e leggermente bruciato, ma non folgorato, e, appena rialzatosi da terra, aveva notato inspiegabilmente che tutti i suoi vecchi e insopportabili malesseri fisici, dovuti alla lombosciatalgia e all’artrosi, erano misteriosamente e improvvisamente cessati. Sembrava essere rinato, rinvigorito , addirittura ringiovanito, osservava il compare Antonio.

    La miracolosa guarigione dai suoi mali fisici gli portò tanta salutare euforia che ebbe ad esclamare al compare: “ Cumpà, stjnghe tante bune mò ca’ me so scurdate pure di muglierema ! ”

    Il Filgio del Fornaio,

    che saluta gli Amici fedeli.

  13. Paesanino il said:

    Cara Musa Pensosa (e cari amici),

    è commovente osservare come continuiate a mantenere viva la fiammella sul mio blog. E io non ho nemmeno il tempo di riscontrare i vostri messaggi. Ti ringrazio per il bellissimo pensiero di Pasqua che ricambio anche se con troppo ritardo, grazie anche per i reiterati messaggi sul sito. Mi sento in colpa per aver abbandonato Canzoni e Poesie ma, credimi, non avevo né ho scelta.

    Tante belle cose a te e agli amici

    Paesanino

  14. GiMascia il said:

    Cari amici toresi in particolare,

    intendo dire cari Paesanino, Musa Pensosa, Abigail e Figlio del Fornaio, voglio informarvi che stiamo apportando al sito di Toro dei cambiamenti importanti. Sarà reso molto pià interattivo e democratico. E ognuno potrà pubblicarvi articoli poesie e racconti ai quali sarà data una veste grafica e un rilievo che nel vecchio sito non potevano avere. Vi invito pertanto a stare pronti per pubblicare i vostri contributi in quella sede. Ripeto, ancora non è pronto, ma lo sarà tra poco. Se volete cominciare a darvi un’occhiata, cliccate qui
    Conto davvero di avervi insieme a noi per contribuire a farlo sempre più degno di Toro e dei toresi. Grazie. Vi aspetto, e intanto vi lascio il mio caro saluto.

    Giovanni Mascia

  15. musapensosa il said:

    Conta pure su di me, caro amico e grazie a te per queste tanto attese “buone nuove”.

    Auguroni!

  16. musapensosa il said:

    …E con un cuore traboccante di felicità, saluto il Paesanino, Abigail, il Figlio del fornaio, insieme agli altri cari amici.

    “Buona Musa” a tutti!

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