Quando il venerdì insidiava la festa di San Mercurio

Sante Mercúrie a nnotte sètte crastate cutte!

Alla festività di San Mercurio si riferisce un detto memorabile colto sulla bocca dello scomparso padre Ireneo Serpone il 26 agosto del 1997:

Sante Mercúrie a nnotte
sètte crastate cutte!
La notte di San Mercurio
(si banchetta con) sette castrati cotti. 

A dimostrazione che la festività del Santo Patrono resta la festività per eccellenza. E va onorata anche, per non dire soprattutto, a tavola.

Ai giorni nostri non c’è problema e ognuno si sbizzarrisce come vuole. Ma nel passato le cose non erano così semplici. In primo luogo, bisognava fare i conti con le ristrettezze economiche. In secondo luogo, con i precetti di Santa Romana Chiesa, che erano inflessibili. Bastava che la festa del Patrono capitasse di venerdì e si creava lo scompiglio. E in quel caso, come onorare il santo con arrosti e braciole e non commettere peccato mortale? Già, come fare, se alla carne non c’erano alternative e chi voleva pesce, bisognava che se lo andasse a pescare a Termoli?

Si pose questo angoscioso problema il buon arciprete di Toro Valerio Carlone, campopetrese doc, che il 22 luglio 1892, si preoccupò di supplicare addirittura il papa, indirizzando la supplica alla preventiva approvazione dell’Arcivescovo di Benevento (allora Toro ricadeva sotto la sua giurisdizione), su carta intestata della Chiesa Arcipretale del SS. Salvatore in Toro, con tanto di timbro stampigliato.

Beatissimo padre,
Io qui sottoscritto Arciprete Curato genuflesso innanzi al trono di V.a Santità umilmente domando quanto segue. Nel giorno 26 Agosto si festeggia in Toro la traslazione di S. Mercurio che il popolo ab immemorabili ha venerato come suo Protettore. La festa si celebra con solennità maggiore delle altre nel paese, perciò in tale ricorrenza affluisce in Toro gran numero di forestieri. Cadendo in questo anno la traslazione di S. Mercurio in giorno di venerdì, io genuflesso innanzi al trono di V.a Santità umilmente domando la grazia di dispensare questo popolo dall´astinenza dalla carne in detta solennità.
La ragione, che mi muove a domandare la dispensa, si è che la legge dell´astinenza dalla carne in detta solennità sarebbe da pochi osservata, perché riuscirebbe difficilissimo alle famiglie preparare il pranzo di magro, tanto più che qui manca il pesce. Per evitare gran numero di peccati, io domando la grazia dell´Indulto Apostolico. Genuflesso innanzi al trono di V.a Santità Le bacio il sacro Piede e Le domando la Benedizione Apostolica.
Umilissimo Devot.mo Figlio in Gesù Cristo
Valerio Arciprete Carlone

Per il tramite del Vicario Generale, l’Arcivescovo di Benevento Camillo Siciliano di Rende rispose con tempestività. E Il 28 luglio 1892 fece conoscere il suo pensiero in merito. Un pensiero tutt’altro che ispirato alla paterna sollecitudine, cui da sempre si appellano i pastori della chiesa.

In tutti i paesi d´Italia – argomentò il cardinale con una punta di malcelato sarcasmo – si abbonda di maccheroni e paste di ogni specie. Di uova, di pomidoro, peperoni, baccalà e non di rado anche di pesce fresco, buona frutta ed ottimo vino, per cui paesani e forestieri possono ben empire la pancia anche nei giorni di magro, e non pretendere che per puro capriccio vadano in fumo le leggi della Chiesa Cattolicissima di nuovo conio! Ciò posto, se vogliono permesso scrivano direttamente a Roma.

Si ignora se l’arciprete e i fedeli toresi abbiano seguito il consiglio cardinalizio e fatto ricorso direttamente al soglio pontificio per ottenere l’indulto apostolico. Forse si limitarono a mandare cordialmente al diavolo l’inflessibile aricivescovo. Forti come sempre del patrocinio di San Mercurio, grazie al quale il Patreterno avrebbe di certo chiuso un occhio sulla loro inosservata astinenza.

Nota bene.
La supplica dell’arciprete Carlone e il rifiuto arcivescovile sono stati rinvenuti e trascritti da Vincenzo Colledanchise, che ringrazio di cuore, per avermi permesso di pubblicarli.

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7 commenti su “Quando il venerdì insidiava la festa di San Mercurio

  1. anonimo il said:

    Peccato che quest’anno San Mercurio viene di sabato. Me ne ricorderò quando capiterà di venerdì per fare un brindisi di buon vino rosso in memoria del cardinale di Benevento. Ovviamente, addentando un buon cosciotto di capretto.

    Prosit

    FS

  2. GiMascia il said:

    Complimenti al Paesanino e all’amico Vincenzo. Un bellissimo post, che meriterebbe di essere letto e apprezzato da ogni torese che si rispetti.

    Saluti

    Giovanni

  3. musapensosa il said:

    Oltremodo interessante sarebbe sapere se si sono verificate, nel corso degli anni, altre coincidenze di questo genere, in occasione della festa del Santo Patrono e come e per opera di chi si è poi trovata la soluzione al problema.

    Non ti nascondo Paesanino che, leggendo la lettera, ho trovato davvero esagerata l’inclemenza dell’arcivescovo: sarei per questo molto curiosa di sapere come lui si regolava quando il venerdì coincideva con le festività del Natale, dell’Immacolata, dell’Assunta e così via e se in queste occasioni sceglieva di attenersi rigorosamente alle leggi della Chiesa Cattolicissima o invece mangiava carne, decidendo di chiudere un occhio.

    A mio avviso, sarebbe stato saggio chiuderlo anche in questa circostanza!

    Mi associo ai complimenti di Giovanni Mascia rivolti a te e all’amico Vincenzo Colledanchise, per averci reso partecipi di una lettura di così gran valore.

    Grazie

  4. anonimo il said:

    Concordo pienamente con l’amico FS del commento #1 e mangerò carne di vitello e agnello tutte le volte che festeggerò San Mercurio, quando la sua festa coinciderà con il giorno di venerdì.

    Sono rimasto poi allibito, leggendo le poche righe della risposta dell’Arcivescovo di Benevento, che tramite il suo Vicario Generale, come sottolinea il Paesanino “con malcelato sarcasmo”, risponde ad una lettera piena di riverenza nei confronti dell’autorità di Santa Romana Chiesa.

    L’onesto e pio arciprete don Valerio Carlone, che genuflesso bacia il Sacro Piede e umilmente chiede grazia e benedizione apostolica, non meritava sicuramente una così dura e per di più canzonatoria risposta.

    Come d’altronde succede spesso anche oggi, la “Chiesa Cattolicissima”, perse allora una grande occasione per dimostrare la propria magnificenza nei confronti dei suoi devoti fedeli.

    Viva San Mercurio e viva Toro!

    Enzo Mascia

  5. Anchise1 il said:

    Son grato dei complimenti degli Amici, prometto di divulgare altre curiose ed interessanti lettere di questo genere in mio possesso.

    Buona festa patronale.

    Che tristezza dover rendere la devozione a san Mercurio ancora una volta fuori della Chiesa!

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