Presepe

Uocchie spalazzate,
guaglione attuorne a lu presepie,
nu cante da nen ze sa do’:
pasce pasce la pecurella,
guarda guarda lu pecurare,
sciacqua sciacqua la lavannare,
cerca cerca lu puverielle …

Chiama chiama lu Bambinielle
c’appena è nate tè le vraccia ‘n croce.
So sempre chille attuorne a Te,
lu vove e l’asenielle,
pasture, lavannare e puverielle
nnanze a la magnatora ‘ngenucchiate …
E tutte quante l’atre donda stanne?

EUGENIO CIRESE, PRESEPIE, INEDITO NUM. 3, 1954

ALLA SPERANZA. – Occhi spalancati, bambini attorno al presepio, un canto da non si sa dove: pasce pasce la pecorella, guarda guarda il pecoraio, lava lava la lavandaia, cerca cerca il poverello… Chiama chiama il Bambinello che appena è nato tiene le braccia in croce. Sono sempre quelli attorno a Te, il bove e l’asinello, pastori, lavandaie e poverelli dinanzi alla mangiatoia inginocchiati… E tutti quanti gli altri dove stanno?

Natale 2005   (con gli auguri di Alberto Mario Cirese e, sia permesso, del Paesanino: Buone Feste!)

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15 commenti su “Presepe

  1. anonimo il said:

    Siamo giĂ  arrivati al 23 dicembre, di nuovo, in fretta, di corsa! Poche ore e GesĂą Bambino nascerĂ  ancora, in quella mangiatoia, in quella capanna fredda solo all’apparenza, adorato dalla gente semplice, con il cuore puro e staccato dalla frenesia di un mondo che sembra andare a senso unico verso il caos. In questa confusione dei cuori e delle menti auguro a tutti un Natale nuovo, un momento di calma in cui riscoprire la semplicitĂ  degli attimi che costellano i nostri giorni. Quanto amore c’è in ogni cuore, amore intrappolato dall’odio, amore incatenato dall’impazienza, amore incompleto…cuore a metĂ !Buon Natale mondo!Abigail

  2. GentileMa il said:

    Cirese non smette di stupire, nonostante siano giĂ  passati 50 anni dalla sua morte.

    Buon Natale a tutti

    Mario Gentile

  3. Hyeronimus il said:

    Ho preso confidenza con il vostro dialetto e ho letto il testo originale con grande commozione.

    Buon Natale PaisĂ !

  4. anonimo il said:

    U’ RE’ PUVRILLE

    Jette l’angele du’ Signore

    Jette senza fa rumore

    avvisĂ  i pasture addurmute

    che just tanne aviva’n cedute

    a tutta quella fatiche

    che ieve a lor’ nemiche.

    I pecure strette senza sape’

    quill’ ch’ i’ tuccave vedè:

    n’angel du cile ca’ scigneva

    e na’ stella ross’ che cadeva

    goppa a’ na capanne puvrella

    l’angele alluccava i’ gentarelle

    ca’ iev nate sott’à quella capannelle

    cu’ nu’ ciucciu e na’ vaccarelle

    nient’ men cu’ Signore

    senza’ fa u’ minime rumore.

    Ienn tutt’ quant’ a vedè u’ Salvatore

    che da allora diventatte u’protettore.

    Jeve nate nu rè puvrille

    riscallate da nu ciuccarille

    nate dentra na’ magnatore

    pe da’ l’esempie a tutte i’ dottore

    mentre a’ mamma fissave pe’ l’aria

    sapenne ca’ quillu figlie aveva muri’ gopp’ Ăą calvarie

    pe’ salvà a tutte nui meschine

    pure i ladre e l’assassine.

    (il figlio del fornaio)

  5. anonimo il said:

    non so piĂą se l’ho giĂ  ringraziata per la cortese comunicazione e soprattutto per la pubblicazione, impreziosita dalla bellissima miniatura (che tempi durissimi, ma così pieni d’arte, quelli di allora).

    auguri per il suo blog, raffinato.

    amc

  6. BibliotecadeBabel il said:

    Una volta in quasi tutti i paesi delle mie parti, per tutto il tempo di Natale, le case erano allietate da canzoni sul tema, intonate a varie riprese dai vari componenti della famiglia, e in particolare dai bambini.
    Una nenia garganica, in particolare, riguarda la preparazione del corredino di GesĂą, non prima, ma dopo la sua nascita:

    Ninna nanna
    o Bammnell’
    che Maria vò fatjà
    gli vò fa la camicina
    ninna nanna GesĂą bambin’.

    Questa strofa era seguita da altre simili, nelle quali variava di volta in volta il capo del corredino fino al completamento del cambio del neonato. Alla camicina seguivano le scarpette di lana (i’ scarpitell’), la cuffietta (a’ cuffiett’), il vestitino (u’ vestitin’), che la Madonna confezionava a mano, approfittando dei momenti in cui il suo bambino dormiva.

    Ti affido questa curiositĂ  d’altri tempi, sapendo che resta in buone mani. Auguri, caro Paesanino!

  7. bucciadimela il said:

    Buon Natale ai semplici, ai puri di cuore, a chi rispetta il prossimo e costruisce la pace. Buon Natale a te, caro Paesanino.

  8. BibliotecadeBabel il said:

    Credo che il nocciolo duro della tua domanda sia proprio in ciò che scrivi: sazi ma di/sperati.
    PerchĂ© la sazietĂ  si accompagna ad una devastante filosofia del nulla, come se ce lo potessimo permettere. PerchĂ© il “problema” dell’eccesso, del disincanto che ci allontana dal volgere lo sguardo al presepe (alla vita) non è tanto il credere o il non credere, quanto il non essere (piĂą) capaci di nutrire speranza.

  9. anonimo il said:

    Traendo spunto dalla bella poesia di Cirese, mi chiedo e Vi chiedo Amici, che senso può avere ancora per noi occidentali ” sazi ma disperati” , il Natale ? Il consumismo esasperato ha svenduto ai mercanti del tempio il senso intimamante religioso dell’ eccezionale evento (incarnazione divina) che ha rivoluzionato e caratterizzato la cultura e la storia dell’0ccidente.

    “Uocchie spalazzate,

    guaglione attuorne a lu presepie…”

    se non recupereremo la necessaria sobrietĂ  e lo stupore del bimbo davanti al presepe, difficilmente recupereremo il vero senso religioso della festa piĂą bella dell’anno.

    (il figlio del fornaio)

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