Il monachello irrequieto

Si dovevano accendere le candele a sant'Antonio che mi aveva salvato dalle fiamme

La casa dei miei nonni materni era piccola, tanto piccola che nonno Francesco ideò un tavolo speciale. Era ancorato alla parete, tra la scalinata d’ingresso e il camino, e sganciandolo dalla parete, raccoglieva nei tre lati utili la numerosa famiglia.

Da piccolo ero irrequieto, una sera caddi da quel tavolo e precipitai nella scalinata sottostante, andando a sbattere la testa sul battente della porta. Una sedia provvidenziale, mi aveva evitato di finire tra le fiamme del camino, facendomi invece rotolare giù e finire sullo "spondapede". Dalla ferita all’arco sopracigliare (di cui conservo la cicatrice), usciva molto sangue.

Avevo scelto l’occasione meno propizia per farmi male. Quella sera si stava festeggiando il fidanzamento di zio Domenico. La fidanzata forestiera aveva fatto la cosidetta entrata ufficiale in casa dei futuri suoceri. Impauriti per la grande perdita di sangue, i fidanzati si precipitarono da don Nicolino. La nonna rimase immobile a pregare davanti al quadro votivo di santa Lucia, per scongiurare la perdita dell’occhio. Al ritorno dei fidanzati, il sollievo fu grande perché il mio occhio era salvo. E la festa pure.

Furono subito accesi i ceri a santa Lucia, ma alla nonna ciò non bastava. Si dovevano accendere le candele pure a sant’Antonio che mi aveva salvato dalle fiamme del camino. Sicchè i nonni, ancorati tra il rito religioso e quello superstizioso, mi posero sotto la particolare protezione dei due santi, in modo particolare di sant’Antonio che aveva il compito specifico di proteggere i bambini dal fuoco. Per meritare la sua protezione dovetti indossare l’abitino da monaco, con relativo cordone e scapolare per un anno intero.

(Il figlio del fornaio)

Precedente I fuochi a Sant'Antonio Successivo Vallone Iungeto

14 commenti su “Il monachello irrequieto

  1. figliodifornaio il said:

    Grazie Paesanino per la bella miniatura e le bellissime foto che ritraggono bimbi toresi vestiti da monacelli.

    Voglio aggiungere che fino a qualche decennio fa c’era questa devozione particolare: a quattro o cinque anni si usava vestire i bambini con il saio di sant’Antonio. Ciò, a volte, accadeva per adempiere a un voto che le mamme facevano addirittura prima che i figli nascessero, per propiziarsi sant’Antonio perché il santo taumaturgo più grande; o per devota gratitudine per una guarigione di una malattia contratta dal proprio bambino o perché salvati dalle fiamme. Questa ‘vestizione’ apparteneva più al mondo dei bambini, ma spesso valeva anche per le femminucce.

    Si chiamavano “monacelli di sant’Antonio”. Per loro, appositivamente, si teneva una preghiera particolare e conseguente benedizione, durante la messa solenne della festività del santo. Se un bambino “scampava miracolosamente ” dalle fiamme del fuoco, il saio bisognava indossarlo almeno per un anno, ma si finiva di indossarlo per diversi anni, credendo di preservarvare i piccoli dal fuoco e dal altri pericoli con quell’abitino. Per molti era un rito scaramantico e superstizioso più che devozionale.

    Comunque una tradizione molto diffusa che mostrava la devozione di un popolo e al tempo stesso ne rivelava la sua cultura.

    Cordiali saluti.

  2. bucciadimela il said:

    La storiella è deliziosa. Grazie, amico caro, per questi quadretti familiari così suggestivi. Ti ricordo che la festa di Sant’Antonio da Padova è giusto domani, 13 giugno, e qua in città c’è la solita forte partecipazione di fedeli. Ma probabilmente hai postato il racconto proprio per onorarla anche tu.

  3. lavelle il said:

    Ora mi spiego il fatto che anni fa, in un grande ospedale pediatrico del nord, al quale si rivolgono persone di tutt’Italia, in particolare del sud, ho visto una bambina dell’età apparente di 4 o 5 anni, vestita esattamente così, con un lungo saio marrone, annodato in vita. Mi sono domandato il motivo, ma non capivo, tenete conto che non saranno passati più di una decina di anni!

  4. anonimo il said:

    Penso che il figlio del fornaio non vive più a Toro. Diversamente avrebbe saputo che domenica l’altra si è battezzato un ragazzo torese, che anziché vestiti di lusso, vestiva il saio di Sant’Antonio. La tradizione non è spenta del tutto.

    GS

  5. cicabu il said:

    Il figlio del fornaio regala sempre ottimi racconti..

    Carinissime le vecchie immagini dei bimbi..mi giunge nuova anche la tradizione di vestirli da fraticelli..c’è sempre da imparare passando da te Paesanino..^^

  6. isadee il said:

    oggi stò facendo un percorso all’indietro per salutare vecchi “amici”…

    eccomi quà, anche se non ti ricorderai di me, non importa:)

    sei stato uno dei primi blog che ho incontrato quando è partita questa mia avventura on line.

    passavo per un abbraccio.

    belle cose a te.

    isabella

  7. figliodifornaio il said:

    Ringrazio e saluto tutti gli Amici, in modo particolare auguro buon onomastico a coloro che portano il nome di Antonio o Antonella.

    @ Bucciadimela…

    Sei sempre gentile e puntuale negli apprezzamenti. Grazie.

    Anche da noi il santo taumaturgo è festeggiato solennemente, quasi dappertutto. Tra l’altro, stasera, tutto il vicinato, radunato intorno al fuoco di s.Antonio, dopo che la “bambola” avrà preso fuoco, cenerà con cavatelli e fagioli (16 Kg.), prosciutto, soppressate, salsicce , peperoni fritti, ecc. e tanti, tanti dolci. Il tutto, bagnato con ottimo vino locale, nella viva speranza che la festa non sarà bagnata dalla pioggia.

    @ lavelle…

    Anch’io ho visto all’Ospedale Bambin Gesù di Roma un bimbo leucemico, che al posto del pigiamino, indossava quell’abitino nella speranza di guarire.

    @ a Nunas…

    Rispondo che il racconto è vero , certificato da una infelice cicatrice.

    @ G.S. …

    Mi fa piacere sapere che la tradizione, in paese, è ancora viva e vegeta.

    @ Cicabù…

    Ringraziandoti per gli apprezzamenti, ti prometto che decine di racconti attendono di essere pubblicati, Paesanino permettendo.

  8. ilreporter il said:

    leggo il figlio del fornaio e le lancette girano al contrario, non si fermano, è che non ne vogliono sapere di avanzare.

    bravo A.

    G.

  9. anonimo il said:

    Sant’Antonio ha avuto una particolare predilezione per i bambini. Tra i miracoli da lui compiuti, quand’era in vita, più di uno riguarda proprio loro.

    Per questo è invalsa la tradizione di porre i piccoli, fin dalla nascita, sotto la protezione del Santo.

    A questa usanza fa seguito quella di far indossare ai bambini l’abitino francescano per ringraziare il Santo della protezione ricevuta e farla conoscere agli altri.

    Miracolata.

I commenti sono chiusi.