Il maiale teutonico

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Mio padre, che commerciava in animali domestici dei quali si nutriva e ci nutriva, ha sempre considerato quella del maiale, la carne più prelibata. Non a caso le salsicce e le soppressate sono il vanto del nostro paese.

Nel 1964 eravamo all’estero, a Wilflingen, un piccolo villaggio della Selva Nera bavarese, dove mio padre s’era ammalato di nostalgia per il paese natale. Soprattutto rimpiangeva la nostra cucina, in mezzo a gente che usava solo olio di semi e scambiava il nostro olio d’oliva per un olio motore troppo denso.

Quell’anno mio padre volle comprare un maiale da una contadina, vedova di guerra. Pattuito il prezzo, la donna s’informò di cosa ne avremmo fatto del suo maiale e come l’avremmo ucciso. Fece succedere il finimondo e non volle più venderci il suo maiale quando sentì mio padre, che si vantava di ammazzarlo con una, due, o al massimo tre coltellate al collo, per recuperare il sangue e farne un gustoso companatico da spalmare sul pane con le mandorle.
"Nein, Nein!!!", urlò la donna. "Il mio maiale non farà mai una fine così violenta con voi italiani".

Mio padre ci rimase male. Solo dopo qualche giorno capì che l’animale andava ucciso in modo incruento, lontano dagli sguardi dei piccoli, usando una pistola speciale che non l’avrebbe fatto soffrire. Ma in quel paese di vedove di guerra, si chiedeva indignato e sarcastico, i defunti mariti quanti cristiani avevano ammazzati, e in quanti e quali modi efferati, prima di essere a loro volta ammazzati?

Sia come sia, comprammo altrove il maiale e usammo la pistola avuta in prestito, dopo aver allontanato i bambini. Non riuscimmo, invece, ad allontanare i giornalisti che vennero a fotografare le lunghe salsicce appese alle pertiche a casa nostra. Qualcuno ci mostrò il giornale con le foto e la didascalia che recitava: "Casa di emigrati italiani a Wilflingen, con serpenti appesi alle mazze, sulle volte della soffitta".

Dovemmo subire tale affronto, perché i tedeschi in Baviera col maiale ci facevano solo dell’insipida gelatina.

(il figlio del fornaio)

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12 commenti su “Il maiale teutonico

  1. Paesanino il said:

    Il 26 dicembre, a Santo Stefano, un tempo si ammazzavano i maiali. Toro era tutto un urlare disperato di maiali che venivano sgozzati dappertutto.

    I tempi cambiano e ora di quella carneficina fragorosa rimane solo un’eco sbiadita in questo post.

    Tanti cari saluti.

  2. vera.stazioncina il said:

    con questo post così preciso mi hai fatto rammentare ricordi d’infanzia..ero molto piccola…ma il verso angosciante del maiale..bè…mi pare ancora di sentirlo nella mente…io fuggivo…

    un sorriso e grazie per gli auguri natalizi che ricambio di cuore anche ad Abigail ed a te.

    un sorriso

    veradafne

  3. anonimo il said:

    Buongiorno amici!!! Che bello ritrovarci qui, a “casa” del paesanino 🙂 “Figlio del fornaio”, ti sei rivelato finalmente (non sapevo che tuo padre avesse avuto un forno, seppure per poco)!!!Belli i tuoi racconti, testimonianze di momenti di vita che non possono essere dimenticati.Un abbraccio a tutti!!!Abigail

  4. MIKROKOSMOS il said:

    quand’ero piccola assistetti molte volte alla “cerimonia” dell’uccisione del maiale a mezzo coltellaccio, ma non ne rimasi mai sconvolta, perchè poi c’era la festa, si aiutavano i grandi nelle varie operazioni (quelle più semplici, ovviamente), si creava un’atmosfera gioiosa… baciotti

  5. Paesanino il said:

    Tra le operazioni cui erano invitati a dare una mano i piccoli, c’era quella di tenere il maiale fermo per la coda, per permettere al “macellaio” di spaccarlo, una volta appeso. Ma l’aiuto richiesto li preparava a subire un inevitabile scherzetto. Il macellaio, dopo aver separato la “cella” e il condotto urinario dell’animale dal resto, li lanciava in alto, tra le gambe del maiale e il “gammigliero”, facendoli ricadere dall’altra parte, sul viso dei malcapitati e ignari aiutanti, che impauriti lasciavano la coda tra le risate generali.

  6. anonimo il said:

    Mi sono emozionata, leggendo il bel racconto, nel rivivere la mia prima infanzia in paese, dove il nonno ammazzava il maiale. Una sorta di (la vita è bella), bel modo di beffare la crudeltà teutonica, con l’irridere la violenza degli uomini: grazie.

  7. anonimo il said:

    Mio padre e mio zio erano macellai ed in questo periodo ammazzavano tantissimi maiali dei loro conoscenti o amici in tutto il paese. Li seguivo con tanta apprensione , ero terrorizzato dal fatto che potessero rimanere feriti dai maiali inferociti quando venivano arpionati con un lungo uncino sotto la mascella o con i coltelli e l’acqua bollente durante la pelatura. Ma tutto svaniva quando veniva servito il buon soffritto con peperoni sott’aceto ed iniziava la vera festa.

    ciao a tutti

    Giuseppe

  8. monicaira il said:

    Ciao, ti ho letto per caso ed anche in me, come negli altri, hai riattivato dei ricordi. Purtroppo i miei non sono positivi. Ho assistito una sola volta a questa cruenta pratica ad opera di un vicino: ne rimasi sconvolta e per notti intere mi sembrava di rivivere la scena, ivi incluse le urla di terrore e dolore del malcapitato. Detto questo non voglio esprimere alcuna critica; certo credo ci siano modi legittimamente meno dolorosi di procedere all’uccisione del maiale, ma sono altrettanto convinta che quel modo di fare – rispondente a specifiche necessità alimentari e pratiche – racchiuda in sé una sorta di poesia che me lo fanno ricordare, nonostante tutto, con atteggiamento benevolo.

    A presto.

  9. BibliotecadeBabel il said:

    Mi tocca raccontarti della Fête de lu cajunn (l’annuale sagra del maiale che si tiene a Faeto, nel Subappennino Dauno). Lì sono ancora mezzi provenzali e mezzi meridionali, e l’ultima domenica di gennaio (nel 2006 la faranno la prima di febbraio) per il maiale in piazza non c’è scampo. Una delle cose più terribili a cui si possa assistere.

    Poi però davvero non si butta via niente. E ad agosto la festa è per il prosciutto (il prosciutto di Faeto è uno dei migliori prosciutti di montagna che io abbia mai assaggiato).
    Che faccio? Te la racconto o aspetto di fare un post? 🙂

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