Il brigante Cialone

A Toro tristemente famosa, negli ultimi anni del secolo scorso (1800), fu la banda di Egidio Cialone. Era questi un uomo rozzo, duro, feroce, il cui solo nome atterriva la gente. La vita di Cialone, dopo tante ribalderie e violenze finì banalmente.

La banda si era annidata in una caverna entro un folto bosco. Era quello un buon nascondiglio difficile a scovarsi. Dalla caverna i briganti videro una lunga teoria di contadini che dalla Puglia, con i loro asini, si recavano a vendere il grano. Decisero di lasciarli stare e di assalirli al ritorno, quando cioè avrebbero avuto le tasche piene di soldi. Rimasero tutta la giornata nella caverna, in attesa del ritorno dei contadini. Pensarono a lungo al modo più sicuro per impadronirsi del denaro. Decisero, infine, di ricorrere ad uno stratagemma. Uno dei briganti si sarebbe finto prete ed avrebbe cercato così di scoprire dove tenessero il denaro.

Verso sera, il sole era tramontato da poco, apparve sulla strada la carovana dei contadini che stavano tornando senza grano, segno che la vendita aveva fruttato bene. Il finto prete corse loro incontro fingendo di tremare per lo spavento. I briganti stavano a poca distanza, erano terribili, erano armati, si sarebbero preso tutto.

I contadini pensarono allarmati al denaro che avevano guadagnato e lo dissero al prete che teneva già la risposta pronta.
«Bisogna nasconderlo – disse prontamente –  bisogna fare in modo che non se ne accorgano».
«E dove?» chiesero ansiosi i contadini. «Sulla groppa di quest’asino zoppicante» fu la risposta.

I contadini non pensarono affatto che sotto quelle risposte apparentemente sincere si potesse nascondere un tranello. Ascoltarono il prete che sembrava veramente invaso dalla paura dei briganti, raccolsero il denaro che avevano messo da parte e lo nascosero tutto sul dorso dell’asino zoppo.

Dopo poco sbucarono i briganti dalla caverna nella quale avevano assistito divertiti alla scena e, gridando terribilmente, si lanciarono sui contadini che sbandarono da ogni parte. Finsero di prendere prigioniero il prete che, urlando e sbraitando, indicò il posto in cui il denaro era stato nascosto. I briganti presero l’asino e andarono via di corsa, lasciando così i contadini beffati con un palmo di naso.

Passò un anno. I contadini fatti più cauti ed attenti dall’esperienza passata ripercorsero, dopo il nuovo raccolto, la stessa via dell’anno precedente.

I briganti li spiarono dalle fessure della caverna e anche questa volta decisero di attenderli al ritorno. Non ricorsero però allo stesso stratagemma dell’anno precedente perché i contadini difficilmente vi avrebbero dato credito, ma decisero di disseminarsi per i boschi che stavano tutt’attorno per poterli circondare al ritorno e chiudere così ad essi ogni via di scampo.

E così avvenne. Quando la sera i contadini con i guadagni delle loro vendite, sbucarono sulla strada, i briganti uscirono da ogni parte.

Nonostante si vedessero circondati, i contadini tentarono una resistenza ma alla fine dovettero cedere ai loro assalitori che erano in numero maggiore. I briganti ordinarono come prima cosa di gettare a terra tutto il denaro che avevano con loro.

Cialone, abbagliato da tanto denaro, si chinò subito a raccoglierlo. I contadini non si fecero sfuggire quell’attimo e lo colpirono violentemente sulla testa.

Cialone stramazzò a terra. I briganti ebbero un momento di scoramento, poi corsero dal loro capo nel tentativo di dargli soccorso, i contadini, approfittando della confusione, riuscirono a fuggire con gli asini e con il denaro che nel frattempo avevano raccolto da terra.

Così banalmente finiva il bandito Cialone che aveva atterrito paesi interi.

(Renato Lalli, Il Molise tra storia e leggenda, Casa Molisana del libro, Campobasso s.d.)

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14 commenti su “Il brigante Cialone

  1. Paesanino il said:

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    Possidenti a passeggio “Sotto la Vecchia”, in agro di Toro, località tristemente famosa per gli assalti e le razzie che perpetravano i briganti, Egidio Cialone in testa, ai viandanti in transito da e per la Puglia.

  2. Torrisi il said:

    Altri tempi, quelli, Paesanino, quando ognuno si teneva i briganti propri sotto casa…

    Buona settimana a te e ai tuoi lettori

    Luca

  3. anonimo il said:

    Mo mi spiego perché da bambino mia nonna mi diceva sempre che ero peggio di Egidio (Giddio) Cialone.

    Grazie paesanino,

    un amico torese

  4. PortamiVia il said:

    Una storia avvincente. Non avevo mai sentito parlare di Cialone. Anche alle pendici della Sila del cosentino si narrano storie legate ai briganti.

    Un saluto carissimo,

    Anna 🙂

  5. Anchise1 il said:

    Nella contrada “Sotto la vecchia” di Toro, i briganti appostavano una donna anziana della banda, a segnalare i viandanti in arrivo.

    In quella località, nel 1860, fu ucciso Egidio Cialone, un mucchio di pietre per anni continuò ad indicarne la tomba, giacchè ogni passante ne gettava un’altra sul cumulo.

    Del Cialone, ( in casa Trotta), si serba un fucile ad avancarica, a canna mozza.

    N. Pietravalle.

  6. Anchise1 il said:

    Nelle tre avventure testimoniate a Domenico Trotta , Supplente Regio, può vedersi una prova dell’aspetto di puro malandrinaggio che quasi sempre segnò il fenomeno del brigantaggio nel territorio molisano, e il modo degli agguati, per oggetti rubati, il vestiario degli assalitori, parlano da soli con le parole della verità, rustiche e approssimative, aggiustate dal Supplente o dal Cancelliere, a seconda della levatura del denunziante, che spesso non sa leggere né scrivere.

    “L’anno 1826, il giorno 4 agosto, alle ore quattordici, in Toro, innanzi a Noi Domenico Trotta Supplente al regio Giudice, residente in questo Comune, assistito dal Cancelliere, è comparso Antonio Cutrone del fu Vincenzo e Costanza di Cicco, contadino di anni 24 nativo e domiciliato in questo Comune.

    Noi, dopo averlo esortato a dire tutta la verità e null’altro che la verità, ed a parlare senza timore, gli abbiamo fatto le seguenti interrogazioni.

    D. Pechè vi siete presentato a Noi ?

    R. Per narrarvi che nella scorsa notte, mentre io custodiva, l’aia di Pasquale Di Girolamo, sita nella vigna Cardillo, ho inteso le voci di Luigi Farinacci, che era nell’aia vicina, il quale gridava ai ladri, ai ladri. A queste grida, essendomi alzato, ho veduto un individuo armato di schioppo, padrona e baionetta, il quale nell’atto che si accostava a me, mi ha tirato un colpo, colla punta dello schioppo, senza che avesse potuto ferirmi, per avercelo io afferrato.

    Mentre eravamo in questa posizione, è sopraggiunto un altro armato, il quale colla bocca dello schioppo mi ha dato un colpo alla parte destra delle coste. Nel momento istesso, sono venuti intorno a me altri individui armati in simile modo, uno dei quali mi ha dato un altro colpo sulla spalla sinistra. Vedendomi in questo stato, mi son messo a fuggire per un terreno di Saverio Laurelli, seminato in granone, contiguo all’aia. Uno dei cinque, mi ha inseguito, mi ha dato vari colpi colla punta dello schioppo sui reni. Essendo stato raggiunto, il medesimo mi ha di nuovo condotto all’aia. Quivi, uno che non conosco, voleva scannarmi, ma altri glie lo hanno impedito. Mi hanno domandato dove fosse il bosco di San Bartolomeo e, quale era la strada che conduceva a Riccia, io ho risposto di non saperne. In fine mi hanno preso nell’aia tre sacchi e quattro lenzuoli.

    – Come erano vestiti ?

    – R. Avevano tutti calzoni lunghi di panno nero. Non ho distinto le giacche e i cappelli. Tutti avevano molte fila di bottoni in petto, ma non so se attaccati alle giacche o alle camiciuole. Non so indicare il loro linguaggio, perché era finto. Tre di essi erano di alta statura; due altri di giusta. Non ho veduto i loro volti, attesa l’oscurità della notte.

    – D. conoscete voi tutti questi ladri ?

    – R. No, Signore.

    – D. Quale statura essi avevano, quale colore, come vestivano, quale era il loro linguaggio, le armi, e, vedendoli, vi fidereste di riconoscerli?

    – R. – I primi due individui che ci hanno aggredito sulla strada pubblica, erano bendati, cioè uno con un fazzoletto bianchiccio, usato, che gli copriva le guance, e porzione degli occhi, all’infuori del naso. Avevano calzoni lunghi rigati con delle lacerazioni, attraverso delle quali si vedevano al di sotto calzoni di panno turchino, di velluto verde. Tre o quattro di essi avevano la cartucciera ed una era armata di baionetta alla pagana con fodero guarnito di ottone. I primi due che ci hanno sorpresi in strada, avevano solo i schioppi, uno alla militare, l’altro alla pagana.

    Da “Cara Italia, il tuo Molise” di N. Pietravalle Società Editrice Napoletana – 1983

  7. anonimo il said:

    Scusate,

    non ho capito una cosa. Lalli dice che fu tristemente famosa la banda Cialone a fine secolo scorso. Pietravalle dice (se è vero quello che riporta Anchise1) che Cialone fu ammazzato nel 1860. Si può capire come stanno davvero le cose?

    Grazie

    Giuseppe

  8. alidada il said:

    torno a leggere le “tue” belle storie a me sconosciute.. e mi compiaccio.

    Mai sentito nominare Cialone, ma da ora me ne ricorderò.

    Buonanotte 🙂

  9. Paesanino il said:

    Caro Giuseppe (#8), la faccenda è più semplice del previsto. Renato Lalli è un autore serio e scrupoloso, mentre, diciamo così, Nicoletta Pietravalle pare non crearsi molti scrupoli.

    Buona giornata a tutti

  10. MIKROKOSMOS il said:

    … bello questo racconto… una volta tanto i cattivi perdono ed i buoni trionfano… baciotti…

  11. Gliorti il said:

    …è proprio vero che l’Italia è un insieme di paesotti…da noi s’è versato un fiume d’inchiostro su Luigi Alonzi, detto Chiavone, nativo di Sora. Contadino, arruolato nella Guardia Nazionale, all’arrivo dei Piemontesi abbandonò il suo reparto ed iniziò una carriera tutta sua…si fece cucire un’uniforme da generale, con galloni d’oro, speroni e scudiscio…nel suo “esercito”, la soldataglia girava con uniformi francesi,con uniformi da cacciatori dell’esercito Borbonico, o semplicemente da contadini, con le ciocie ai piedi…uomo affascinante, che si abbigliava in modo pittoresco: cappello nero di feltro con piuma bianca, tunica nera serrata alla vita da una sciarpa di seta rossa, spadone alla castigliana…e pare che riuscisse addirittura ad essere gentile con i prigionieri!

    Insieme al Santo Patrono, ognuno di noi ha il suo bravo brigante da ricordare….

  12. anonimo il said:

    Ero affascinato questo blog, bello, per me è qualcosa di nuovo, è quello che mi ha colpito fin dall'inizio. Come ho iniziato a leggere e approfondendo la lettura più interessante che ho trovato. eccellente

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