Grazie, maestro!

con quel ciocco incuteva terrore


Al mattino presto, il netturbino riforniva di legna la scuola, sistemandola vicino alla stufa di creta. Il maestro, poi, minuziosamente ne sceglieva un pezzo, possibilmente lineare e senza molti nodi, e lo faceva roteare tra le mani. Era un rito quasi sacro per lui, che da giovane era stato tenente d’artiglieria e aveva conservato intatta negli anni la passione per la rigida disciplina militare.

Noi alunni non avevamo scelta. Eravamo costretti a spremere le meningi e ricordare il nome di tutti e sette i re di Roma e della capitale della Romania, se non volevamo assaggiare quel legno sulle nostre mani. Almeno in altre classi si usava la bacchetta, che era di dimensioni più modeste e umanamente tollerabili, ma quel ciocco dalla dura corteccia incuteva terrore come vero e proprio strumento di tortura.

Chi era sorpreso impreparato, già sapeva che la dose minima dei colpi che gli sarebbero stati inferti sulla mano era di dieci legnate. Poi si continuava, fintanto che il malcapitato non si decideva a ringraziare il nostro marziale educatore.

Il limite massimo fu di 60 colpi. Tanti ne subì Vittorio, che per il suo cocciuto carattere perdurò nello stoico silenzio. E fu il maestro ad arrendersi e a desistere quando gli vide la mano sanguinare.

Vittorio non gli volle dire grazie né in quella circostanza né mai. Noi altri, invece, continuammo a farlo fino agli esami di quinta, quando salutando il maestro finalmente dicemmo addio al terrore e alle bacchettate.

il figlio del fornaio

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23 commenti su “Grazie, maestro!

  1. GentileMa il said:

    Scuola d’altri tempi. Oggi – per fortuna da un lato e purtroppo dall’altro – anche a sfiorarli con un dito, i ragazzi, ti vedi arrivare i genitori con i carabinieri appresso.

    Buon fine settimana a tutti

    Mario

  2. figliodifornaio il said:

    Ringrazio il Paesanino per l’accoglienza e mi congratulo per la appropriata miniatura che calza a pennello. Saluto tutti gli Amici.

    Aggiungo che capitava di peggio, qualche decennio prima del racconto. Vi erano due sorelle a Toro, le maestre Pifalo, che erano severissime ed esigenti con i loro alunni, non solo didatticamente. Addirittura pretendevano dai propri alunni un aiuto da offrire per il loro podere, in Contrada Casale.

    Mio suocero, alunno della più anziana delle sorelle, un anno si mise a disposizione della maestra per cogliere dapprima l’uva e poi le olive. Ebbe a farlo solo quell’ anno perché poi fu espulso dalla scuola. Da ragazzo era notoriamente indisciplinato e ribelle. Esasperato per le decine di bacchettate che la maestra gli infliggeva quotidianamente, ormai non più sulle mani, del tutto piagate, bensì sul deretano. Un giorno, stanco di ricevere l’ennesima punizione, escogitò un sistema per fare una sorpresa alla maestra, durante il supplizio.

    Il ragazzo si presentò vicino alla cattedra, curvo, col suo deretano pronto per essere colpito. Alla prima bacchettata la maestra quasi sveniva, udendo un gran fracasso e pensando di avergli rotto tutte le ossa del bacino. Il ragazzo, stanco di ricevere tutte quelle bacchettate sul suo organo dolente, aveva collocato un piatto nascosto tra le mutande, che al primo tiro di bacchetta, s’era ridotto in mille frantumi, spaventando maestra e alunni.

  3. Gliorti il said:

    Mi associo a GentileMa…forse le punizioni corporali erano assurde e talvolta eccessive…ma il degrato in ci versa l’educazione, che non solo sforna asini a più non posso, ma coltiva la maleducazione manco fosse un pregio.

  4. Gliorti il said:

    mi scuso degli orrori…ma stamane mi risulta difficile connettere il cervello con le mani…

  5. MIKROKOSMOS il said:

    … legnate… bacchettate… oppure il righello… metodi duri… forse necessari (forse)… sicuramente un po’ esagerati… vi sono anche altri modi per ferire… per incutere timore… la parola, per esempio, se ben usata, può diventare un ottimo strumento… personalmente non amo nessuna forma di violenza… baciotti e felice fine settimana…

  6. anonimo il said:

    Su quei pezzi di legno, voglio raccontare un altro episodio doloroso.

    Un giorno, eravamo in quinta, i più grandi in mezzo a noi organizzarono un blitz. Approfittando della momentanea assenza del maestro, fecero volare il ciocco di legno dalla finestra. Non vi dico cosa successe al ritorno. Il santo Uffizio della inquisizione doveva essere qualcosa di simile. Ce ne stavamo tutti a testa bassa, incapaci di reggere lo sguardo e le urla del maestro. Ma finché continuò a minacciarci tutti non successe niente. Il guaio fu che dopo un po’ il maestro puntò il dito contro chi in mezzo a noi era stato incaricato di annotare i cattivi alla lavagna. Il poveretto non resse alla pressione. Sentì qualcosa di umido che gli bagnava i pantaloni e tutto tremante rivelò i nomi dei colpevoli.

    Non ricordo cosa accadde tra loro e il maestro. Ricordo che un altro ciocco di legno prese il posto di quello che era stato fatto volare via dalla finestra e nessuno si azzardò a buttarlo via di nuovo. Ricordo pure che il poveretto che aveva fatto i nomi fu perdonato dagli amici: era impossibile resistere all’incazzatura del maestro terribile.

    Lo ricordo bene, perché successe proprio a me.

    Saluti da

    un ex compagno di scuola del figlio del fornaio

  7. BlackLace il said:

    🙂 non è poi scuola d’altri tempi.. anche io ho preso le “nervate” sui palmi delle mani e una volta sul dorso… non era in Italia, ma non era neanche un secolo fa.

    Black

  8. darksylvia il said:

    Altri tempi con annessi e connessi…..

    Non concordo con certi metodi di insegnamento che poi mi chiedo cosa insegnino realmente……..però il fatto è stato descritto in maniera interessante….

    A presto!

  9. anonimo il said:

    A proposito della severità dei maestri d’un tempo, mai si è giunti ad eguagliare quella del maestro N. che, preso un alunno, reo di non aver fatto i compiti, lo appese letteralmente al balcone.

    M. P.

  10. vera.stazioncina il said:

    sono, tristemente, solidale con Vittorio; certi episodi non si possono dimenticare..

    un sorriso

    veradafne

  11. anonimo il said:

    Anch’io non dimenticherò mai le “cucchiaiate” sulle mie mani che bruciavano così tanto da farmi perdere quasi i sensi. Ed erano gli anni settanta, non un secolo fa. Quante ne ho ricevute pur essendo il più bravo della classe.

    Ricordo il viso trasfigurato del mio maestro, quando, totalmente rapito dall’ira nei confronti degli alunni indisciplinati o di coloro che non avevano fatti i compiti, caricava per colpire con tutte le sue forze, inarcando la schiena così come fa un giocatore di tennis allorché si prepara per la battuta.

    Tra l’altro questo comportamento barbaro dei maestri era legittimato dai nostri genitori, i quali nelle poche occasioni che avevano di colloquiare con loro non facevano altro che ripetere:”Signor Maè! Se nen ve scote, dètu mazze, accidètele de mazzate” (Signor Maestro! Se non vi ascolta, picchiatelo, uccidetelo di botte).

    Che incubo ragazzi!!!!

    Un torese che è cresciuto a pane e acqua e………. mazzate.

  12. figliodifornaio il said:

    ” Il bambino che piange per la verga scrive la parola vendetta nel reame della morte.”

    William Blake.

    Meno male, Amici, rimane solo un brutto ricordo quella rude bacchetta. Punire fisicamente a scuola è diventato illegale in tutta Europa e in molti Paesi in via di sviluppo. Ringrazio il Paesanino per avermi ospitato e ringrazio tutti Voi per le vostre esperienze personali e i commenti relativi.

    Buona Primavera a tutti!

  13. anonimo il said:

    Caro Figlio del fornaio,

    il mio maestro con il tuo faceva il paio,

    ma per non ripetere quello che hai scritto,

    mi tappo la bocca e mi sto zitto.

    L’Altropoeta

  14. anonimo il said:

    Il mio maestro era un signore, non avevamo una ” Spalmata ” in classe ma all’occorrenza ( non spesso per fortuna ) se la faceva prestare dai colleghi. Erano tempi duri, in cui i maestri erano innanzitutto educatori, ma lasciatemi dire che i famosi maestri ” Picchiatori “, maestro P ed N e le Signore G e F avevano molti più problemi di noi e delle nostre famiglie. Il loro accanimento a volte era così brutale quanto ingiustificato ed avevo l’impressione che servivamo loro per sfogare chissà quale rabbia.

    Saluti al figlio del fornaio ed agli altri amici.

    Peppe

  15. artemidoro il said:

    A furia di mazzate nelle mani

    l’allievo rischiò la fiducia nel domani

    e di non diventare uomo ma un conforme

    ignava vittima di stupide norme.

    Chi nella violenza confida a sé mente

    è solo un debole,vile e perdente

    che non ama il prossimo e se stesso

    per questo, e lo dichiaro adesso

    a me simpatico è Vittorio e anche Franti

    che con una risata beffa tutti quanti

  16. Paesanino il said:

    Ben tornato, Artemidoro.

    Quanto mi son mancate le tue chiose in versi!

  17. artemidoro il said:

    Anche se per certi periodi non scrivo leggo sempre con molto interesse le tue belle pagine che, stimolano in molti lettori (e questa è veramente una cosa notevole) commenti e sensazioni che ci portano vicini ad un mondo, una dimensione che ancora ci appartiene e che troppo spesso ignoriamo o dimentichiamo.

  18. monicaira il said:

    Non ho conosciuto, per età anagrafica, il periodo delle legnate entro le mura scolastiche, e questa è stata una fortuna. Credo che quale metodo di insegnamento fosse efficacissimo: insegnava agli allievi del tempo ad essere uomini i cui argomenti con la moglie, i figli ed i propri simili, potevano fisiologicamente sfogare nelle bacchettate per aver ragione su posizioni dissimili dalle proprie. Ecco un bell’esempio di un retaggio del passato che non merita alcun rimpianto. Viva Vittorio, eroe d’altri tempi, vissuto in splendida solitudine!

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