Fernando all'inferno

Prendendo a calci cumuli di brace e cenere, riversò sull’inferno una pioggia rovente

Una giovane donna andò a raccogliere la legna nel bosco. Uno sterpo, un ramo secco: il fascio le riuscì bello grosso, tanto che non fu in grado di issarselo in testa.
– E che cosa è, oggi? – esclamò. – Non si vede in giro nemmeno un diavolo!
Detto, fatto. Il tentatore spuntò fuori nelle vesti di un passante, che le propose:
– Ti aiuto, se mi prometti l’anima che sta per nascere.
Stanca e avvilita, la donna, che era incinta davvero, accettò.

Passarono alcuni anni. Fernando, il bel maschietto che aveva dato alla luce, cresceva vispo e robusto. Un giorno, la madre gli chiese di andare a svuotare il corbellino dell’immondizia, ma ad attenderlo c’era uno sconosciuto, che gli disse:
– Ricorda a tua madre, che è tempo di mandarmi quello che mi spetta!
– Non ti curare di lui! – fu la risposta della mamma, che cercava di sorridere, ma ricordando la promessa strappatale dall’uomo del bosco, ebbe paura.

L’incontro del bimbo con lo sconosciuto si ripeté qualche giorno dopo, con la stessa richiesta per la madre, sempre più preoccupata e impaurita. Poi ci furono altre richieste, finché la donna non si vide costretta a mantenere la parola data. Invitò il figlio ad andare a svuotare ancora una volta il corbellino.
– E se vedi di nuovo quell’uomo, puoi dirgli di sì, che si prendesse quello che gli spetta!

Il bimbo andò verso il suo destino, ma prima passò nella bottega del falegname per riempirsi le tasche di chiodi lunghi e aguzzi e prendere in prestito un martello.
– Allora vieni con me! – ordinò l’uomo (cioè il diavolo) al fanciullo, quando questi si presentò con il messaggio materno.
– Vieni con me? – rispose Fernando. – Io non vengo da nessuna parte, se non mi ci porti tu a cavalcioni…
E salì sulle spalle del diavolo, sulla cui testa, cammin facendo, conficcava un chiodo dopo l’altro.
– Ahi, che fai? – si lamentava il diavolo e allungava il passo, impaziente di arrivare all’inferno con la sua giovane preda.
– Zitto e cammina! – rispondeva Fernando, intento sempre a martellare.

Finalmente giunsero in quel buco profondo, dove una schiera di diavoli provò ad avventarsi sul bimbo, ma dovette battere in ritirata.
Brandendo enormi tizzoni ardenti con la facilità di un maestro che dirige l’orchestra con la bacchetta, Fernando li randellò ben bene. Intanto, prendendo a calci cumuli di brace e cenere, riversò sull’inferno una pioggia rovente, finché i diavoli spauriti non lo supplicarono di andare via e lasciarli in pace.
– Vado via? – fu la risposta del fanciullo terribile. – Chi mi ha portato fin qui, mi riporti a casa!
Così, il malcapitato traghettatore fu costretto a rifare la strada già fatta, con il fanciullo sulle spalle, che riprese a martoriarlo.

Fernando poté riabbracciare la madre in lacrime, stupita delle prodezze raccontate dal figlio, che di lì a qualche anno, indossato il saio francescano, avrebbe sbalordito il mondo intero, non solo l’inferno, con il nome di Sant’Antonio di Padova.

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8 commenti su “Fernando all'inferno

  1. Paesanino il said:

    Con la presente favola, ascoltata dalla viva voce di una popolana torese, termina il piccolo ciclo di post in omaggio a Sant’Antonio.

    Buon fine settimana

  2. Anchise1 il said:

    Qualche anno fa, sono stato a Lisbona con pellegrini toresi, tra le tante cose belle da osservare in quella ridente città, abbiamo visto la minuscola, umilissima casetta nativa di S.Antonio e la vicina imponente basilica gotica, dedicata al maggior santo portoghese, il cui culto si è esteso nel mondo intero.

    p.s. Come richiesto, l’altra sera abbiamo eretto gran tusello con bella e antica statua di s.Antonio, a ridosso del nostro gran falò, mentre decine e decine di persone mangiavano i venti chili di cavatelli e altre cose preparate dalle donne del vicinato. Il tutto bagnato da molto vino… e non dalla pioggia.

    I fuochi artificiali fatti scoppiare dal falò vicino, ci son sembrati eccessivi .

  3. lavelle il said:

    Vi ringrazio per darmi sempre l’opportunità di leggere tutto ciò, favole, usanze, poesie, che riguarda una regione che purtroppo non conosco molto. Mi piace quello che leggo qui.

    Ciao Massimo

  4. GentileMa il said:

    E’ bello iniziare la settimana con una favola schiettamente paesana.

    Salute paisà.

    Mario

  5. musapensosa il said:

    Grazie alla popolana torese e a te, Paesanino, ho avuto modo di leggere questa interessante e gustosa storiella.

    Un caro saluto

I commenti sono chiusi.