Ciomme e l'apicoltore ingenuo

Per meglio accudire le api, si era spogliato di pantaloni e camicia

Un ometto segaligno, con i baffi e un sorriso senza malizia: era il bersaglio preferito di Ciomme.
– Giuuà, madonna le urla di tua moglie. Sarà successo qualcosa a casa.
E zì Giovanni, abbandonando la zappa nelle mani di Ciomme, correva trafelato in paese per apprendere che la moglie aveva urlato sì, ma solo per allontanare il gatto dalla scenna di baccalà.

Una mattina, non riconosciuto, a Ciomme era riuscito finanche il tiro di farsi accompagnare alla masseria Barbarossa.
– Buongiorno, buon uomo!, aveva salutato in un impeccabile italiano e, benché zì Giovanni avesse premura di raggiungere la vigna nel Parco, seppe convincerlo e dirottarlo all’estremo opposto dell’agro torese, fingendosi forestiero e inesperto del territorio. Tanto quello non serbava rancore.

Non gliene serbò neppure quando lo riportò in paese a cavallo della mula come il trofeo vivente delle sue burle.

Era successo che in un pomeriggio d’afa, zì Giovanni, per meglio accudire le api, si era spogliato di pantaloni e camicia per indossare un cappellaccio a larghe tese, dal quale scendeva una cappa di rete che lo intabarrava tutto da testa ai piedi. Ciomme si era limitato a nascondere gli abiti dell’apicoltore e a farsi trovare pronto quando il poveretto si vide perduto e in mutande.

– Giuuà, non avere paura. Monta sulla mula che con due zompi ti riporto a casa e nessuno si accorgerà di niente.

Con una mano davanti e l’altra indietro il poveretto montò a cavallo, mentre Ciomme, tronfio e impettito, s’incamminò verso il paese tirandosi dietro la mula e informando accuratamente dell’accaduto chiunque incontrasse per via. Va da sé che dietro di loro si formò un corteo di gente vociante e divertita, che spiava, rideva, commentava beffardamente.

Arrivati a casa, zì Giovanni piombò a terra e sparì, richiudendosi la porta alle spalle. Ciomme tirò dritto, godendo con discrezione del meritato trionfo, senza curarsi del capannello che cominciava a sciogliersi, come la processione nel giorno di festa, al rientro della statua del santo in chiesa.

(Giovanni Mascia)

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14 commenti su “Ciomme e l'apicoltore ingenuo

  1. Paesanino il said:

    Con Ciomme e l’apicoltore ingenuo, Giovanni Mascia ha dato fondo al repertorio personale di burle attribuite a due personaggi toresi. L’uno battezzato Ciomme II e l’altro, il Ciomme vero e proprio, ricordato con il racconto – Ciomme, vai o vieni?

    Per riepilogare, Ciomme II è il protagonista dei seguenti racconti:
    Ciomme e l’apicoltore ingenuo
    Ciomme e la lanìa
    Ciomme: – Buongiorno, Mast’Antò
    Ciomme e gli occhiali
    Ispirato a Ciomme II è anche il limerick
    Via Orientale.

    Il vero Ciomme, invece, è protagonista del racconto:
    Ciomme, vai o vieni?

    Se conoscete altri aneddoti sui due personaggi, siete pregati gentilmente di farceli conoscere. Grazie.
    Buona settimana a tutti.

  2. GentileMa il said:

    Voglio sperare che ci sia qualche paesano, capace di allungare la lista delle burle del signor Ciomme.

    Buona settimana, paesanino

    Mario

  3. ilreporter il said:

    Sfizioso Mastro Mascia, leggerla è invero piacevole. Saluti a Ciomme.

  4. GiMascia il said:

    Obbligato, monsieur Le Reporter! Forse le riuscirà sfizioso sapere altresì che Mastro Mascia è una reiterazione, che mi è piaciuta molto. Invero nei dialetti meridionali “Mascia” sta appunto per Mastro.

    Saluti

    Giovanni

  5. Gliorti il said:

    …non ho capito ancora se Ciomme è personaggio di pura fantasia o se i racconti nascono intorno a qualche personaggio torese che aveva tanto tempo libero per andarsene in giro a burlare…..ma certo è che, prima o poi, ‘sto Ciomme, nà mazziatura se la piglia!

  6. Paesanino il said:

    Sta’ tranquilla, Gliorti, il Ciomme vero e proprio era un torese purosangue. E torese purosangue il suo più giovane emulo, che abbiamo chiamato Ciomme II. Non erano in nessuna relazione l’uno con l’altro. Dubito, tuttavia, che possano essere più mazziati. Né si sa di “mazziature” a loro impartite. Sono nel regno dei più tutti e due. E da svariati decenni.

    Ciao

  7. BibliotecadeBabel il said:

    Tra sacro e profano: bellissima l’immagine del corteo che si compone per via, ingrossando la processione dietro al malcapitato proprio come accade per le statue dei santi. Ugualmente bella l’immagine entro cui tutto si dissolve, come quando gli stessi santi o le tante madonne che conosco tornano a casa, nella maggior chiesa o nella cappelletta di campagna. Onore degli altari per zi’ Giovanni, a furor di popolo!

    Un saluto affettuoso.

  8. lavelle il said:

    Molto divertente anche questa storiella. Certo che questo Ciomme è un po’ cattivello, ma tanto simpatico!

    Ciao Massimo

  9. Torrisi il said:

    Dai, Giovanni, fai uno sforzio e tira fuori dal cassetto qualche altra burla di Ciomme. Se lo vedi, digli che non ci può lasciare, così all’improvviso…

    😉

    Luca

  10. anonimo il said:

    Caro Giovanni

    io tifo per la ingenuità e la bontà di Zi Giovanni per quanto abbia tanta ammirazione per l’abilità di Ciomme di prendere in giro tutti.

    Il personaggio, morto anni fa, soleva stazionare la mattina presto in Piazza del Piano e ne aveva per tutti. Io so che ha preso in giro anche tanti forestieri e credo che se tu continui la tua ricerca tra gli anziani di Toro, sicuramente loro ti racconteranno altri episodi belli come quelli che hai già pubblicato.

    Conosco la tua abilità e tenacia nel condurre queste ricerche e sono sicuro ( mi auguro ) che presto leggeremo qualche altro divertente aneddoto.

    Buon lavoro e complimenti sinceri.

    Peppe

  11. artemidoro il said:

    Bastian cuntrari….come diciamo noi in Piemonte .Io non sono dalla parte di Ciomme e quelli che ho incontrato nella mia vita mi sono divertito io a rendergli pan per focaccia (anche con gli interessi)

  12. GiMascia il said:

    Ciomme e Anticiomme. Unicuuque suum, come diciamo noi in quel di Toro…

    Saluti

    Giovanni

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