N’ce dorme Carnevale pa Defènze,
jèsce annanze a Quaréseme e ccumènze
ch’i maschere acchiù bbèlle
tra cante e zemparèlle
a ffa’ ‘a cchiù bbèlla fèste na Defènze.
CARNEVALE NELLA DIFESA. Non ci dorme (è ansioso) Carnevale per la Difesa (contrada), / corre incontro a Quaresima e comincia / con le maschere più belle / tra canti e salterelli / a far la più bella festa nella Difesa.
Incanto lirico
… l’apoteosi della festa del martedì grasso… ma da domani si cambia… baciotti…
La Quaresima lunga e secca, che ammazza il marito crapulone, il vecchio Carnevale, nel pieno della festa, mi ricorda la mantide religiosa, che ammazza il marito dopo il coito.
Salute a tutti
Luca
Il carnevale dei bambini di cinquant’anni fa era fatto da una giacca rivoltata, due baffi disegnati col carbone e un cappellaccio in testa. Ci riunivamo a squadre di cinque o sei compagni e giravamo casa per casa al grido di – C’è permesso i maschiarati? Pochi ci facevano entrare. Per quei pochi imbastivamo la scenetta dello scarparo Ticche Ticche che doveva maritare la figlia. Finiva sempre a botte. Se ci andava bene ci regalavano cinque o dieci lire o una manciata di ceci. Una volta mi andò male e nel corso della finta rissa finale finii sul bordo di un “cottrello” (caldaia) posto proprio in mezzo alla cucina. Mi spaccai il labbro e persi un bel po’ di sangue.
G. S.
Com’era divertente il carnevale quando andavamo in giro per le case, poco più che bambini, a chiedere un pezzo di salame o un cioccolatino. Tutti davano qualcosa, perchè era di buon augurio. Nella Calabria di circa 25 anni fa!
Un abbraccio,
Anna 🙂
Una domanda per Vincenzo Colledanchise:
– Caro Vincenzo, nella tua raccolta conservi qualche esemplare delle maschere di cartone colorato e elastico, che al costo di 10 lire, da Giovannantonio o da Nunziatina, da Zia Pippinella o da chissa chi, ci traformavano in Stanlio e Ollio, indiani con le penne, indiani coi turbani, zingari, pirati e non ricordo più che cosa?
Un caro saluto
Giovanni
Ops: indiani coi turbanti.
è quaresima..digiuno e penitenza…ciaoooo^^
Risposta a Giovanni Mascia:
-Caro Giovanni, di quelle semplici maschere di cartone, munite di un esile elastico, che bastava solo fiatare per rovinarle, purtroppo non sono presenti nella mia raccolta. Conservo, invece, una curiosa maschera in ferro (un pò tetra) usata in passato durante il carnevale.
Ricambio i saluti.
Vincenzo C.
Anch’io ricordo di quando andavamo per le case ed esordivamo con “C’è permesso, i mascherati!”. Che risate!!! noi addirittura arrivammo ad inventare una storiella e a rappresentarla per le persone che ci avevamo fatto entrare con tanta gentilezza. E poi, a serata conclusa,la spartizione dei regalini, soldini e cioccolatini, caramelle. Ricordi che scaldano il cuore, anche se i litigi non mancavano!!!
(#8): Una maschera di ferro a carnevale. Che Alessandro Dumas fosse passato per Toro?
Giacomo
Il mio carnevale
Se mi presentavo da mia madre
per cercarle dieci lire,
mia madre mi diceva: – Vallo a dire
alla buonanima di tuo padre!
E io ci andava da tate
e gli dicevo: – Oi tà’,
dammi dieci lire per i maschiarati
se no, senza maschera, come si fa?
Mio padre mi mostrava il pugno
con una brutta guardatura,
minacciando di spaccarmi il grugno,
e io, per la brutta figura
e per la delusione
di non avere le dieci lire,
cacciavo due o tre lacrimoni
e me ne andavo a dormire.
L’altropoeta
Il tuo blog è due volte bello:
per i post così originali con le ricercate immagini a mo’ di cammeo,
ma anche per i commenti che lasciano gli amici, quasi un post nel post.
Ed ora, alla maniera di Fra Dolcino:
Penitenziabite!
Sei cortese, quasi vicino di casa. E’ un piacere conoscerti, e sentirti “parlare” così. Tornerò a leggere nel tuo archivio, un po’ per ridere e anche per non… dimenticare.
non facciamo in tempo ad accorgerci che è carnevale che è già passato 🙁
Buonanotte..
Alidada