Al Tappino

Quanne ze jive a lava' nu Tappjne

Quanne ze jive a lava’ nu Tappjne
ze spannjvene i mbjcce ancoppe i spjne;
pe n’ave’ l’acqua vrétte
sótte n’ze jive a mmétte,
‘a lavannara fjne, nu Tappjne.

AL TAPPINO. Quando si andava a lavare al Tappino / si stendevano i panni sui cespugli di spine; / per evitare l’acqua sporca (e insaponata) / non si andava a mettere sotto (dopo le altre), / la lavandaia furba, al Tappino.

(Incanto lirico)

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9 commenti su “Al Tappino

  1. Paesanino il said:

    Il limerick è un doveroso omaggio alle donne di Toro che scendevano al fiume a lavare i panni, per riportarseli puliti in paese con la conca in testa, affrontando la dura erta mozzafiato di un paio di chilometri.

    La fotografia è di Alfredo Trombetta, 1909 circa.

    ALfredo Trombetta, Alla sorgente, 1909 circa

  2. GentileMa il said:

    Cara Incanto lirico,

    grazie di avermi fatto andare con la mente a quei tempi e a quelle donne.

    Mia nonna, rimasta vedova, si guadagnava da vivere per sé e per i figli, lavando i panni altrui. Io me la ricordo vecchia, e mai con la “conca” in testa. Ma non mi è difficile immaginarla, stando dietro ai racconti di mia madre. Penso proprio che sia stata una “lavannara fina”, come la tua.

    Buona giornata

    Mario

  3. anonimo il said:

    ” Pe la via de ru sciume

    quanta giovinette belle

    tutt’ che le cuncarelle

    a lu sciume vann’ a lava’ …….”

    Cosi’ scriveva Aldo Ricciardi trenta anni fa.

    Bei ricordi , da piccoli accompagnavamo le nostre madri ed era una festa.

    Ricordo ancora il forte odore del sapone ” Scala secca ” sulla biancheria.

    Bella la poesia e altrettanto bella la foto del paesanino.

    Saluti

    Peppe

  4. lavelle il said:

    Vita di una volta nelle campagne romagnole

    AL LAVANDERI D’UNA VOLTA (Le lavandaie di una volta)

    di Maria Rocchi Paglierani

    Do ligazi ad pan spurch , un caret sgangarè

    ecco che a gl’ j ‘azdouri a gl’ j’andeva me “Rè” a lavè.

    I pi schelz in tl’ acqua a mol,

    un fazulet tla testa par ripares de soul,

    do ciarci insen cal doni al fasoiva

    e pu la bugheda al standoiva.

    Soura che bel prè e’ soul e’ lusoiva,

    e i pan j’ era biench cumè la noiva!

    E pu, us feva l’oura ad turnè

    i pan j’ era sot e e’caret za caghè.

    Al lavanderi agl’j’era strachi e un po’ incrichèdi

    però l’useva acsè e un gn’era èlt rimedi

    Due involti di panni sporchi un carretto sgangherato

    ecco le casalinghe (Azdore) andavano al fiume Rè a lavare.

    I piedi scalzi a bagno nell’ acqua

    un fazzoletto in testa per ripararsi dal sole

    due chiacchere insieme quelle donne facevano

    e il bucato stendevano.

    Sopra un bel prato il sole splendeva

    e i panni erano bianchi come la neve !

    Poi si faceva l’ ora di ritornare

    i panni erano sopra il carretto già pronti

    le lavandaie erano stanche e un pò indolenzite ,

    però usava fare a quel modo e non c’ era altro rimedio

  5. Paesanino il said:

    Grazie, Massimo, per la bella la poesia romagnola. Le lavandaie romagnole però erano un po’ meno sfortunate delle toresi. Loro avevano il carretto per trasportare i panni, le nostre no, dovevano caricarsi le conche sulla testa e riportare i panni in paese, affrontando una salita lunghissima e ripidissima che toglieva il respiro e che chiudeva pesantemente la giornata di lavoro.

    Ammirazione e riconoscenza per la loro vita di sacrifici.

  6. ilreporter il said:

    belle le lavandaie del Tappino, paesani’

    pel quiz non so che dire, me tapino.

    saluti

  7. Hyeronimus il said:

    In pochi versi è condensata mirabilmente l’immagine di una realtà sociale che l’avvento della tecnologia ha relegato in un vago ricordo o nelle foto come quella da te postata.

    Un caloroso saluto

    Hyero.

  8. anonimo il said:

    Arrivo in ritardo, Paesanino, ma voglio subito ringraziarti per avermi regalato, ancora una volta, uno spazio prezioso nel tuo blog.

    Mi piace l’illustrazione che hai scelto per il mio limerick e trovo molto suggestiva la foto di vecchie lavandaie, da te postata.

    Sembra di vedere qui le nostre nonne e mamme, che faticosamente, come ci ricordi tu Paesanino, ma anche con serena rassegnazione, si recavano al fiume a lavare i panni.

    Certo in quel contesto, poteva valere ben poco l’antico detto che mi viene ora in mente: “I panni sporchi si lavano in famiglia”! Povertà e miseria, si sa, creano promiscuità e rimane ben poco spazio per l’intimità e la riservatezza, regali, questi che solo il benessere è in grado di offrire.

    Anch’io ho un bellissimo ricordo di quei giorni: da bambina era per me una gioia grandissima poter trascorrere un’intera giornata al fiume insieme alle lavandaie e vivere appieno il contatto con quella natura, della quale ho subito sempre il forte fascino.

    Il sole, il verde e le acque incorniciavano meravigliosamente quelle indimenticabili giornate, soprattutto se in compagnia di qualche amica.

    Voglio salutare affettuosamente e ringraziare per i loro apprezzamenti, tutti gli amici che hanno lasciato un commento ai miei versi.

    Buona domenica

    Incanto lirico

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